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Conclusa la 16 giorni non deve tramontare l’attenzione

«La fede è una risorsa fondamentale per molte donne oggi sono in fuga dai conflitti, dalle emergenze climatiche, dalle violenze. La Federazione luterana mondiale (Flm), insieme ai suoi partner sta esplorando alcune modalità per riuscire a rafforzare il ruolo dei leader religiosi e di altri attori in tema di prevenzione della violenza contro donne e ragazze», si legge sul sito della Flm.

Lo scorso 7 dicembre, infatti, è stata lanciata una nuova serie di webinar dal titolo «Faith in Protection from Gender-Based Violence (Gbv) in Forced Migration», per esplorare nuove strategie e per intensificare il coinvolgimento delle persone che vivono la fede nel lavoro teso alla prevenzione della violenza contro donne e delle ragazze, e tra queste, le donne che oggi si trovano costrette a migrazioni forzate.

Il primo evento online si è tenuto nell’ambito della Campagna 16 giorni per porre fine alla violenza contro donne e ragazze (conclusasi il 10 dicembre – Giornata mondiale per i diritti umani) ed è stato promosso da numerose chiese membro e associazioni partner della Flm: Act-Alliance, Religions for Peace, Islamic World Relief, Faith to Action Network, Side by Side Movement, l’Università di Birmingham e il Centro Religione e Gbv della Joint Learning Initiative/Sexual Violence Research Initiative.

La dott.ssa Sandra Pertek, specializzata in tema di genere e di sviluppo sociale presso l’Università di Birmingham (nel Regno Unito), ha presentato una ricerca da dove emerge quanto la fede sia «un meccanismo chiave per fronteggiare l’interconnessione tra il genere, la cultura e la religione, fattori che talvolta favoriscono la veicolazione della violenza contro donne e ragazze. La fede è una potente risorsa di resilienza per molte persone che perdono tutto quando fuggono», ha affermato Pertek, descrivendo poi il modo in cui le donne pregano, usano i testi sacri e vivono le pratiche religiose tradizionali, «prassi che aiutano a dare un senso alle loro esperienze e ai loro traumi. I leader religiosi possono essere attori potenti nella lotta alla violenza, trasformando in seno alle loro comunità alcuni atteggiamenti, retaggi, credenze devianti; contrastando lo stigma, affermando la dignità e i diritti dei sopravvissuti e denunciando la violenza nelle loro comunità».

Florence Nassanga, presidente di Religions for Peace Uganda Women of Faith Network, ha ricordato il lavoro che molti membri di chiese, grazie alla loro fede, stanno svolgendo attraverso il finanziamento di Finn Church Aid, per sostenere i sopravvissuti alla violenza di genere nel campo di reinsediamento dei rifugiati di Bidi Bidi, terra dell’Uganda nord-occidentale. I servizi includono l’assistenza psicologica per la guarigione dai traumi, percorsi di accompagnamento, nonché, l’assistenza umanitaria e il reinsediamento equo: «I leader religiosi stanno facendo molto – ha detto – e i fedeli ascoltano i loro leader». […]

Commentando la pertinenza generale del webinar, Caroline Tveoy della Flm, ha ricordato che il lavoro dev’essere continuo con i riflettori sempre accesi anche dopo la campagna dei 16 giorni, osservando che, «la Flm vive in una condizione di continua ricerca di strategie tese a migliorare il lavoro in tema di violenza di genere. Data la particolare vulnerabilità e l’alta percentuale di donne e di ragazze oggi presenti tra i migranti forzati, il tema è quanto mai attuale».