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Omosessualità, la Chiesa valdese sceglie diritti e accoglienza

«Sul tema dell’accoglienza e della benedizione delle coppie omoaffettive, la Chiesa valdese ha espresso ripetutamente una posizione netta e cristallina».

Così la moderatora della Tavola valdese, Alessandra Trotta, interviene sulle affermazioni del senatore Lucio Malan (esponente di Fratelli d’Italia e membro della Chiesa valdese) a proposito di diritti delle copie omoaffettive anche in rapporto alla Bibbia, per rispondere a chi si chiede come mai la Chiesa valdese non parli.

«Deluderemo tutti coloro che si attendono censure pubbliche nei confronti del senatore Malan. La censura non fa parte del nostro modo di essere chiesa – dice Trotta –. Ma questo non significa che la nostra Chiesa non parli. La nostra Chiesa parla attraverso i pronunciamenti ufficiali del nostro Sinodo che, al termine di un ampio e partecipato processo di confronto e condivisione, ha espresso, sul tema dell’accoglienza e della benedizione delle coppie omoaffettive, una posizione cristallina e lo ha fatto non per cedimento allo “spirito del mondo”, ma ponendosi con serietà e senso di responsabilità davanti alla Parola, con una interrogazione attenta delle Scritture e nella fiducia della guida dello Spirito santo; insomma da credenti».

Trotta continua: «La nostra Chiesa parla anche attraverso la pratica quotidiana di impegno delle chiese locali, di Centri di incontro e formazione (come quello ecumenico di Agape), delle nostre opere diaconali; e, non ultimo, con i numerosi progetti per l’accoglienza, il supporto, la piena inclusione e la tutela dei diritti delle persone discriminate per il loro orientamento sessuale o per la loro identità di genere. E fa tutto questo supportata ogni anno anche dalla quota di Otto per mille che tanti contribuenti ci assegnano, con la fiducia nell’utilizzo che ne facciamo. Abbiamo l’umile e fiduciosa convinzione che la continuità di questo impegno concreto sia e debba rimanere l’unica risposta possibile da dare in questo momento, di fronte a prese di posizione personali che non impegnano la nostra Chiesa e non comportano per essa un cambiamento dei propri convincimenti e dell’impegno, in parole ed azioni concrete, per delle battaglie civili che continueranno a contraddistinguerci in coerenza con la nostra fede. “Parole” diverse da queste sarebbero incomprensibili anche e soprattutto per i membri delle chiese valdesi e metodiste che non condividono l’interpretazione della Bibbia del fratello Lucio Malan e, tuttavia, non ritengono che la Chiesa possa ergersi a tribunale delle coscienze, anche laddove vengano espresse idee in contrasto con quelle ufficialmente assunte dalla Chiesa stessa».

L’analisi di Trotta si allarga: «Al contempo, colgo l’occasione per dire una parola sul dibattito mediatico odierno che vede un fraintendimento, per non dire una ridicolizzazione del senso profondo della Bibbia, tanto del Nuovo Testamento quanto dell’Antico Testamento o Bibbia ebraica. La cultura biblica nella sua interezza (senza pericolose cesure fra Antico e Nuovo Testamento) ha contribuito in maniera sostanziale all’impostazione giuridica odierna, improntata al riconoscimento e alla difesa dei diritti umani e alla tutela dei più deboli, all’accoglienza e assistenza universale di chi è emarginato e di chi soffre. La Bibbia non è un codice di leggi da applicare come un manuale di istruzioni, ma è traccia di un percorso di fede che sottolinea l’importanza della relazione tra esseri umani e tra questi e Dio; percorso continuato oggi da milioni di donne e uomini. La Bibbia stessa si difende da un’interpretazione univoca e superficiale riportando posizioni in dialettica tra loro, promuovendo così il dialogo nel cammino come possibilità di seguire il Dio d’Israele e di Gesù. Per questo le Scritture assumono ancora oggi un ruolo fondamentale nella vita dei singoli e delle chiese, che in essa trovano innanzitutto un annuncio di grazia e salvezza per tutti e tutte».

Da chiesavaldese.org