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Fermare le armi per scongiurare l’autodistruzione

La nuova pubblicazione dello storico Massimo Rubboli dal titolo Tempo (quasi) scaduto. Come l’industria delle armi sta portando l’umanità all’autodistruzione* con la prefazione Giorgio Grimaldi per l’edizione Artestampa, offre una importante riflessione su come rafforzare un cammino di costruzione della pace e di una prassi nonviolenta in un tempo difficile come quello che stiamo vivendo.

Il tema centrale della pubblicazione è il rischio che l’apparato militare-industriale rappresenta per il nostro futuro. Riflessioni, quelle di Rubboli, «che nascono mentre l’esercito della Federazione russa continua la sua criminale aggressione all’Ucraina e si fanno sempre più pressanti le richieste di nuove armi da parte del presidente ucraino per difendere il suo popolo […]. Un conflitto che rischia di portare ad un allargamento della guerra ad altri paesi e il ricorso ad armamenti atomici in grado di causare l’estinzione della specie umana» (p. 16).

L’umanità non è mai stata così vicina alla sua autodistruzione. È ancora possibile, si chiede Rubboli, fermare la guerra e invertire la rotta? Un dato è certo: le guerre e i vari conflitti di “guerre dimenticate” diventano contesti per produrre profitti economici. Ed è proprio l’aggressione russa all’Ucraina che ripropone in maniera drammatica il problema della guerra e della violenza, ma anche il ruolo dell’industria bellica che, oltre a produrre armi sempre più devastanti, fomenta i conflitti armati.

Che fare dunque? Prima di tutto bisogna fermare la guerra e la produzione di armamenti che rischiano di portare a un conflitto nucleare dalle conseguenze catastrofiche per il genere umano e l’ecosistema globale. Ciò sarebbe possibile solo arrivando a una conferenza internazionale sotto l’egida dell’Onu, il cui ruolo, appare all’autore sbiadito nelle crisi, e giungere, così, a negoziati di pace tra gli Stati per affrontare insieme cambiamento climatico, sicurezza e disarmo e altri problemi di comune interesse (diritti umani, giustizia sociale e lotta a ogni forma di discriminazione).

Non solo, dunque, una riflessione sulla guerra, ma anche la necessità di una difesa civile disarmata e una resistenza nonviolenta tesa a sviluppare nuove relazioni tra gli esseri umani che eviti di farci precipitare nella logica perversa dell’amore per gli amici e compatrioti e, contemporaneamente, nell’odio dei nemici. «Il tempo è forse (quasi) scaduto. Il tempo di leggere queste pagine aiuta a diventare consapevoli della possibilità di essere artigiani di pace con le proprie scelte» (Giorgio Grimaldi, dalla prefazione p. 21).

* M. Rubboli, Tempo (quasi) scaduto. Come l’industria delle armi sta portando l’umanità all’autodistruzione. Modena, Artestampa, 2022, pp. 120.