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Sulla pelle dei migranti

 

Sono giorni convulsi quelli dell’ultima settimana, durante i quali il tema dei migranti è tornato al centro del dibattito internazionale. Venerdì 11 novembre la nave Ong Ocean Viking è approdata nel porto di Tolone dopo settimane di incertezza sulla possibilità di attraccare ad un porto sicuro. Nella giornata di venerdì 11 novembre la svolta che ha però causato l’incidente diplomatico tra Italia e Francia dovuta alla gestione mediatica dell’accaduto da parte del governo italiano: la Francia avrebbe infatti preferito un’operazione di basso profilo per motivi di politica interna dovuti alle pressioni delle destre nazionaliste e non ha gradito le esternazioni degli esponenti di governo italiani. Come sempre, a fare le spese delle diatribe di politica internazionale, sono gli stessi migranti; così la Francia ha deciso l’interruzione dell’accordo di redistribuzione volontaria dei migranti in arrivo in Italia e ha annunciato l’immediato rafforzamento dei controlli da parte delle forze dell’ordine ai confini con l’Italia, dispiegando circa 500 agenti sulle frontiere. 

Una situazione che preoccupa non poco chi, da anni, si occupa di supportare i migranti nelle zone di maggior transito delle rotte migratorie, in particolare in Alta Val Susa e a Ventimiglia. «Il rafforzamento dei controlli alla frontiera – spiega Paolo Narcisi di Rainbow for Africa onlus, da anni attiva sul confine dell’Alta Val Susa – ridurrà la possibilità delle persone di passare in territorio francese, anche se in questi primi giorni non abbiamo notato un significativo aumento dei respingimenti. Il fatto di rallentare il loro cammino rappresenta solo un modo per aumentare le loro sofferenze, perché comunque la determinazione che hanno è tale che prima o poi riescono a passare ugualmente, ma invece di essere respinti 1 o 2 volte magari lo saranno 10 volte, con tutti i rischi che questo comporta all’inizio dell’inverno». Un flusso, quello in transito dalla Val Susa, che nel tempo ha visto gradualmente prevalere una provenienza dalla rotta balcanica su quella dal Mediterraneo e, a oggi, la quasi totalità dei migranti che passano da lì arriva da Afghanistan, Siria, Iran e altri paesi di quella zona del mondo. «La maggior parte di queste persone – aggiunge Narcisi – non intende fermarsi in Italia e intende approdare in Francia per poi spostarsi verso la Germania e altri paesi del Nord Europa dove sono presenti numerose comunità di riferimento nelle quali i migranti troverebbero un appoggio».  

E se in Val Susa l’apparenza della quotidianità non ha ancora subìto significative variazioni, al confine di Ventimiglia l’impatto è stato decisamente più evidente: nel fine settimana si sono infatti viste code in entrata e in uscita alla frontiera di ponte San Ludovico tra Ventimiglia e Mentone per i controlli compiuti sui mezzi in transito da parte della polizia francese. La zona di frontiera di ponte San Ludovico è uno dei tre punti dove avvengono i controlli, gli altri sono la barriera autostradale in A10 e a ponte San Luigi dove si arriva dall’Aurelia attraversando Grimaldi Superiore.

Con il passare dei giorni i controlli si sono diradati e hanno riguardato perlopiù furgoni, camper e roulotte, mentre si sono interrotti quelli sulle auto. Una situazione che, seppure dà l’idea di una frontiera ancor più militarizzata, neanche qui ha prodotto cambiamenti significativi dal punto di vista dei migranti. «Dal punto di vista nostro e soprattutto dei migranti – spiega Simone Alterisio di Diaconia Valdese, presente da anni sul territorio – non è cambiato più di tanto. Lo spazio Schengen è sospeso ormai dal 2015, data da cui vediamo quotidianamente e in maniera costante e strutturata il controllo in frontiera: un controllo fatto su base etnica che porta ad espulsioni spesso indiscriminate anche nei confronti minori non accompagnati, in palese violazione del diritto internazionale». L’intensificazione dei controlli potrebbe però portare, a medio termine, conseguenze significative in un contesto che ha già visto la morte di oltre 35 persone nel tentativo di eludere i controlli delle autorità francesi. «I controlli in questi giorni si sono intensificati – spiega Alterisio – ma dobbiamo pensare che, come conseguenza di questo atteggiamento, ci sarà la ricerca da parte dei migranti di modalità di passaggio sempre più rischiose, aumentando il pericolo. Una situazione in cui dal 2015 numerose persone hanno già perso la vita, l’ultimo soltanto poche settimane fa: un ragazzo afghano di 19 anni investito da un camion e due auto a Ventimiglia».