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Dimorare nell’amore di Cristo

Il Signore dice: «Poiché egli ha posto in me il suo affetto, io lo salverò»
Salmo 91, 14

Gesù dice: «Come il Padre mi ha amato, così anch’io ho amato voi; dimorate nel mio amore»
Giovanni 15, 9

Per capire fino in fondo questo versetto dell’evangelista Giovanni dobbiamo chiederci due cose: come Dio ha amato il figlio Gesù e che significa per noi oggi, cristiani del ventunesimo secolo, «dimorare nell’amore di Cristo». Alla prima domanda possiamo rispondere con il dono di Dio all’umanità del suo unigenito Figlio, morto e risorto perché ognuna ed ognuno di noi sia salvato. Sia cioè liberato dai sensi di colpa per i peccati commessi per essere pienamente riconciliato con il Padre e dunque riammesso alla sua presenza non per meriti personali né per le opere della legge, ma solo per la cieca fiducia da riporre in Cristo, nostro unico Salvatore. Infatti, nel Vangelo di Giovanni leggiamo: «Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna» (Giovanni 3, 16).

Per la seconda risposta si tenga presente che «dimorare in Cristo» nasce dalla similitudine della vite e i tralci nella quale il versetto in questione è inserito. La vite è Cristo, Dio il vignaiolo, noi tutti e tutte siamo i tralci, i suoi discepoli. Ma perché questi tralci portino frutto è necessario che restino uniti alla vite, che è Cristo. Così anche i discepoli, proprio come i tralci, devono restare legati a Cristo, unica fonte di vita e di amore. Ecco, dunque, il senso del dimorare nell’amore di Cristo: significa nutrirsi della linfa vitale e amorevole di Cristo, affinché possiamo produrre frutti di amore. Da qui la necessità per noi discepoli di chiederci continuamente se ciò che riusciamo a produrre siano davvero frutti di amore, come di pace, giustizia, accoglienza, comunione e condivisione solidale, o sono solo abbozzi di frutti, magari anche acerbi. E questo nostro limite, dovuto alla nostra fragile natura umana, è superabile solo se restiamo fortemente e continuamente ancorati all’amore di Cristo, che si è identificato con gli ultimi, i miseri e gli scartati della società (Mt. 25, 40). Che lo Spirito Santo del Signore ci aiuti a restargli fedeli.