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Caro gas, figlio della speculazione

Bollette triplicate, strutture pubbliche che rischiano la chiusura o che non aprono, migliaia di piccole e medie imprese in ginocchio e sull’orlo del fallimento, aumenti in ogni settore conseguenti al caro energia: lo scenario nelle ultime settimane è diventato tragico, in un Paese che stava lentamente uscendo dalla pandemia (uno degli eventi storici più segnanti della storia italiana) e invece si è trovato a fare, letteralmente, i conti con il costo dell’energia. Il grande indiziato è il gas, e solamente come effetto collaterale l’energia elettrica.

Ma al centro di tutto sta la speculazione. A dirlo e a spiegarcelo in modo chiaro è Rosario Trefiletti, ex-presidente di Federconsumatori, che ha passato la sua vita lavorativa nell’ambito delle “energie”, prima nella raffineria Rho e poi con ruoli istituzionali all’interno della Cgil, partecipando fra l’altro come delegato, alla Conferenza Mondiale Onu sull’energia e lo scambio delle tecnologie di Istanbul nel 1980. A lui abbiamo posto la domanda che ogni cittadino si pone, fra l’incredulo e l’arrabbiato, di fronte alle ultime bollette: sono aumenti giustificati? 

«Assolutamente no! Avevamo già segnalato ampiamente prima dell’aggressione russa all’Ucraina che la salita del prezzo del gas non aveva nessun riscontro sull’aumento della richiesta. È vero che dopo la fase più acuta della pandemia, in cui tutto si era fermato, c’è stata una ripartenza generalizzata che ha richiesto più energia, ma non è in nessun modo giustificabile l’aumento che abbiamo subito. Nel 2021 il Governo ha apportato alcuni correttivi per mitigare l’impatto sulle bollette come tagliare gli oneri generali e ridurre l’Iva al 5% ma riteniamo che queste operazioni non siano state sufficienti e il prezzo infatti è decollato fino ad arrivare a 340 euro al MWh per poi scendere in questi giorni nuovamente sotto quota 100».

Se la “colpa” non è imputabile alla pandemia e neppure all’aggressione russa, dove dobbiamo andare a cercare le cause? «La risposta è molto semplice: speculazione, come si diceva sopra. Nella borsa virtuale di Amsterdam, quella del gas, sono aumentate in modo incontrollate le speculazioni finanziarie grazie ai cosiddetti contratti futures, che hanno fatto arrivare il prezzo a livelli insostenibili. E ovviamente in Italia l’aumento è ricaduto anche sull’energia elettrica prodotta per circa la metà del fabbisogno nazionale grazie al gas».

Quali misure è necessario intraprendere per evitare situazioni simili nel futuro? «Ci sono diversi aspetti da affrontare – conclude Trefiletti –. Da parte della politica ci devono essere fin da subito misure volte a contenere i costi delle bollette: il mese scorso sono arrivati 200 euro e questo mese ne arriveranno 150 per le famiglie, ma non è sufficiente. Chiediamo infatti anche l’abbassamento delle fasce Isee per ottenere lo sconto del 25% in bolletta. Inoltre per le piccole e medie imprese è necessario ridurre il credito di imposta. Un secondo punto riguarda il cosiddetto “disaccoppiamento”. Bisogna rivedere i calcoli che determinano il costo dell’energia elettrica perché non dipendono soltanto più dal gas, ma le rinnovabili iniziano ad avere un certo peso e un altro strumento fondamentale è quello del Price Cap sul gas, introdotto da pochi giorni grazie alla proposta di Draghi, accolta dall’Europa. In prospettiva ancora di più lungo termine è inevitabile accelerare sulle rinnovabili e smarcarsi da un unico fornitore di materia prima (come il gas russo): abbiamo poi bisogno di rigassificatori, e per questi ambiti è di fondamentale importanza utilizzare nel migliore dei modi i fondi del Pnrr, ed è necessario uno snellimento della burocrazia legata a queste risorse. Infine, ma è uno degli snodi chiave, l’Europa, la Bce e la Fed devono dotarsi di forti strumenti antispeculazione. Insieme si possono ottenere dei risultati, che è anche il consiglio che ho dato, su scala ridotta, al gruppo degli “amanti della stufa” riguardo al prezzo esorbitante del pellet, al centro delle polemiche in queste ultime settimane: create dei gruppi di acquisto, in modo da avere più potere contrattuale e avere prezzi migliori».