311697577_452764050286099_1895315266871114374_n

Napoli. VI incontro nazionale delle eco-comunità

Dal 4 al 6 novembre, presso la chiesa valdese in via dei Cimbri 8 (Napoli), si tiene il VI incontro nazionale delle eco-comunità, a cura della Commissione globalizzazione e ambiente (Glam) della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). In vista di questo appuntamento abbiamo rivolto alcune domande a Maria Elena Lacquaniti, coordinatrice della Glam. 

Cosa rappresenta questo incontro, e che valore ha in questo particolare momento storico?

«L’assemblea biennale è il momento in cui la Commissione globalizzazione e ambiente incontra le eco-comunità ed i loro membri ma anche simpatizzanti e quella società civile con cui da tempo abbiamo stretto collaborazioni. L’occasione biennale, giunta al sesto incontro, è un’opportunità per rafforzare il legame con le chiese, che siano o no eco comunità, cogliendone le istanze e condividendone tematiche. È l’occasione che abbiamo per incontrarci dal vivo ed in questo particolare momento storico ha un’importanza non trascurabile; l’isolamento obbligato a motivo della pandemia e l’ansia profusa dai venti di guerra hanno indotto molti e molte a non allontanarsi dal focolare domestico, percepito come luogo sicuro. Questo ha provocato un aggravamento nei rapporti umani, acuendo la solitudine delle persone più fragili, come anziani e malati, e allo stesso tempo marcando il solco con le giovani generazioni sempre più proiettate alla socializzazione virtuale. Incontrarsi, stringere mani, abbracciarsi, guardare le persone negli occhi, percepire le preoccupazioni o al contrario leggerne l’entusiasmo è un momento di forte empatia e al contempo ci aiuta a comprendere la validità del percorso che la Commissione ha avviato da anni. Siamo al servizio delle chiese e conoscerle per noi è fondamentale».  

All’incontro è stato dato il titolo «Piantare un seme». Cosa evoca?

«A quattro anni dall’ultima assemblea in presenza desideriamo riprendere il lavoro con le eco-comunità partendo dal seme. Un seme piantato con cura nella terra e posto come simbolo delle relazioni umane. Un seme di speranza, i cui frutti rispondano all’imperativo che ci siamo date e dati: walk the talk, dare un seguito alle parole, agire per la pace dei popoli, per la giustizia (in particolare quella climatica) e per la transizione verso un modello di vita sostenibile». 

Dinanzi agli evidenti segnali del cambiamento climatico e i danni dell’inquinamento, quale è l’impegno delle chiese?

«Le chiese di fronte a questi problemi di portata globale hanno una responsabilità doppia e quindi un impegno maggiore, credente e civile. L’antropocene si è imposta sulla Creazione di Dio, sconvolgendo gli equilibri di un sistema perfetto e sottoponendolo al profitto umano. La responsabilità credente deve pronunciare la propria confessione di peccato di fronte ad un fenomeno che per il beneficio di pochi, ha reso schiava gran parte dell’umanità e distrutto fino all’estinzione biodiversità animali e vegetali, e deve intervenire ridimensionando il ruolo umano, rimettendo Cristo al centro della vita del credente, il quale è chiamato a impegnarsi con tutte le sue forze affinché le ingiustizie inflitte vengano risanate. Questa responsabilità ci chiede di cambiare il modello delle nostre vite indirizzandolo alla sobrietà. La responsabilità civile ci obbliga a partecipare alle pressioni sui Governi affinché le politiche economiche e finanziarie che indirizzano il mondo globalizzato, investano sulla cura e sul principio di equità dei popoli e degli ecosistemi che animano la vita del pianeta. Questa responsabilità ci chiama alla consapevolezza su ciò che sta accadendo intorno a noi».

Sabato mattina il programma prevede una tavola rotonda su «Transizione energetica e alimentare – sovranità alimentare e conversione dei consumi». Dinanzi a quali urgenze siamo?

«L’impegno alla transizione energetica passa anche dalla transizione alimentare. Per portare un esempio, in Italia il metano liberato nell’atmosfera proveniente dalle coltivazioni agricole, ammonta al 44,7% del totale e la CO2 incide con 14,2 milioni di tonnellate su un totale di 30 milioni. Produciamo più di quanto consumiamo, eppure la fame di alcuni paesi rimane una piaga mai sanata ed in continuo aggravamento. I motivi vanno ricercati nella gestione delle risorse e della distribuzione dei beni ma dal canto nostro, come impegno individuale, dobbiamo fare riduzione dei consumi, pretendendo questo richiamo alla sobrietà dai paesi che come il nostro godono dei beni prodotti».

Da diversi anni alcune delle comunità evangeliche hanno intrapreso percorsi per diventare “eco-comunità”. A livello nazionale, qual è la fotografia dell’esistente? 

«Diverse chiese sono divenute eco-comunità prima della pandemia mentre il periodo pandemico è stato un momento di riflessione importante per diverse comunità che verranno presentate a Napoli in occasione dell’assemblea. Inoltre, verrà rilasciata la seconda targa di legno, che sta ad indicare che una eco comunità è divenuta autonoma. La prima targa fu assegnata qualche anno fa alla chiesa battista di Mottola, mentre a Napoli verrà consegnata alla chiesa battista di Civitavecchia (Roma)».

Qui è possibile prendere visione dell’interno programma.

L’evento sarà trasmetto anche in streaming sulla pagina Facebook della Commissione globalizzazione e ambiente.