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Assise Fcei 2022: le parole e le domande per illuminare la notte

«Illuminare la notte», «trovare le parole» per districarsi nella complessità della realtà: questo il fil rouge della tavola rotonda che si è svolta sabato pomeriggio 29 ottobre, nella chiesa metodista di via XX Settembre a Roma, nella giornata di apertura della Seconda Assise generale della FCEI, come ha detto introducendo l’incontro il pastore Peter Ciaccio, del Consiglio della Fcei.

Prima dell’incontro pubblico, il culto con il sermone di Daniele Garrone, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Libertà e democrazia, lavoro e ambiente, globalizzazione e pace i temi al centro del confronto promosso dalle chiese protestanti.

Debora Spini, docente presso la Liberal studies New York University Florence, ha sottolineato il concetto – sempre più emergente – di «democratura», una combinazione di democrazia e dittatura, ponendo come interrogativo: «chi ha diritto ad avere diritti?». Per la professoressa Spini, la democrazia moderna comprende delle «promesse mancate: autodeterminazione e sovranità» dei popoli e delle persone. Far sì, cioè, che donne e uomini si sentano cittadine e cittadini. E quali sono le condizioni che rendono possibile la cittadinanza democratica? «Riconoscimento e redistribuzione”» ha detto Spini.

Redistribuzione che è anche un tema legato a equità sociale e lavoro. Proprio di occupazione ha parlato nel suo intervento il professor Tonino Perna, che ha citato l’opera e il pensiero del sociologo Karl Polanyi, e ricordato il lavoro comune fatto con le chiese protestanti nella Piana di Gioia Tauro, grazie a Mediterranean Hope. «Il reddito di cittadinanza – ha dichiarato Perna – è un’idea di civiltà, rappresenta il diritto alla vita. E poiché i lavori si creano creando i bisogni, dovremmo avere per tutti un lavoro che dà un senso alla vita». Senza contrapposizioni tra lavoro e ambiente – come è accaduto ad esempio all’Ilva di Taranto – ma anzi cercando di valorizzare esperienze come «comunità energetiche, orti urbani» e altre pratiche virtuose nate dal basso, per tutelare le risorse naturali.

Alessandra Morelli, delegata per l’Europa dell’Unhcr, ha delineato «una soluzione alla globalizzazione: costruire spazi». Di fronte a persone e realtà sempre più «bisognosi di bisognosità» per la referente dell’Agenzia Onu per i rifugiati «l’essenza e la pratica della cura è rimettere la globalizzazione nel suo cammino rimettendo l’essere umano al centro e non lasciandolo nella marginalità».

 

A trarre le conclusioni del dibattito, la giurista Ilaria Valenzi, che ha sottolineato la necessità di «farci le domande: “cosa vediamo e cosa dobbiamo dire?”».

Per la giurista, «i diritti umani sono un elemento di contestazione rispetto alla predominanza del religioso: su questo abbiamo bisogno di riflettere» e occorre «non essere impermeabili alle sofferenze delle altre e degli altri, come accade nell’incontro (con le persone migranti) al Molo Favaloro, a Lampedusa: e per farlo, occorre partire proprio dal fare spazio».

I delegati della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi), della Chiesa evangelica valdese, l’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (Opcemi), dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi), dell’Esercito della salvezza (Eds), della Comunione delle chiese libere in Italia, della Chiesa apostolica italiana e della St Andrew’s Church of Scoltland di Roma, proseguiranno i lavori dell’Assise a Sassone (Ciampino – Roma) fino al 2 novembre, affrontando temi interni e questioni generali, anche legate al ruolo delle chiese nello spazio pubblico.