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Il monopolio digitale e l’androcentrismo

I partecipanti al forum dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (Wacc), riuniti in assise, hanno ricordato quanto sia necessario rafforzare i processi di formazione tecnica e professionale per incentivare la partecipazione delle donne alla produzione di contenuti giornalistici, multimediali e l’accesso alle tecnologie di comunicazione quali Internet e le radio comunitarie.

La Wacc dell’America Latina riunita con i suoi comunicatori provenienti da tutta la regione ha discusso e condiviso esperienze di comunicazione indigena che passa soprattutto grazie alle radio comunitarie; e ancora di comunicazione ambientale, di internet, di comunicazione per i migranti e analizzato i progetti che possano essere utili «alla giustizia sociale».

«Il lavoro dei partner regionali del Wacc è davvero importante – ha affermato il segretario generale Philip Lee – poiché le lotte e le aspirazioni dei popoli sono diverse e si muovono in contesti diversi. Rafforzare il diritto alla comunicazione aiuta a ripristinare l’autonomia e la dignità umana».

Gli esperti hanno poi denunciato gli interessi aziendali che «minacciano la natura e l’ambiente, che minano la vita e la cosmo-visione delle comunità indigene – dal Messico alla Patagonia  – e colpiscono i popoli di Abya Yala (“terra nella sua piena maturità” o “Continente della vita”)».

Maribel Sontay dell’Asociación de Mujeres Mayas Majawil Qíj Nuevo Amanecer (Guatemala) ha ricordato la difficile sostenibilità economica delle stazioni radio comunitarie e la crescente criminalizzazione dei difensori dei diritti umani. Il monopolio digitale, e persino «l’androcentrismo nei media, sono stati indicati come una costante nella regione».

Per quanto riguarda i media comunitari i partecipanti hanno evidenziato i processi di comunicazione sviluppati partendo dal punto di vista dei migranti e dei popoli aymara, garifuna, maya e nativi dell’America Latina.

Alfedro Rax, della Rete centroamericana delle emittenti radiofoniche comunitarie del Guatemala, ha sottolineato che «nella maggior parte delle stazioni radio comunitarie c’è poca partecipazione tra le colleghe donne, e quindi che è necessario aprire nuovi spazi e nuove opportunità, affinché le donne possano partecipare alla creazione di contenuti. Ad esempio, garantendo che ci sia almeno una donna impiegata in ogni stazione radio». Il progresso compiuto «dai nostri fratelli e sorelle indigeni in ogni Paese rappresenta un faro, una direzione da perseguire per rafforzare la lotta dei nostri popoli e per ottenere una vera comunicazione inclusiva», ha concluso Rax.