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Kirill e Sauca: «La guerra non può essere santa»

Il patriarca Kirill, a capo della Chiesa ortodossa russa e il segretario generale ad interim del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), padre Ioan Sauca, si sono incontrati il 17 ottobre a Mosca per discutere di come le Chiese siano chiamate ad essere costruttrici di pace.
All’incontro, che si è svolto presso la residenza patriarcale nel monastero di San Daniele, hanno partecipato anche il metropolita Antonio di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca; l’archimandrita Philaret (Bulekov), vicepresidente del Dipartimento; padre Mikhail Gundyaev, rappresentante del Patriarcato di Mosca presso il Cec e le organizzazioni internazionali a Ginevra; lo ieromonaco Stefan (Igumnov), segretario del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne e per le relazioni intercristiane; e il pastore Benjamin Simon, responsabile del programma del Cec per le relazioni con le Chiese.
 
Oltre alla conversazione pubblica, il patriarca Kirill e padre Sauca hanno avuto un’udienza privata per discutere di questioni ortodosse. 
 
Kirill ha dato il benvenuto agli ospiti dicendo: «Apprezzo che siate venuti in Russia in questi tempi difficili per incontrare me e il mio popolo e parlare delle difficili relazioni internazionali in cui viviamo e con cui ci confrontiamo oggi, che naturalmente influenzano anche le nostre relazioni interconfessionali».
 
Padre Sauca ha ringraziato il primate della Chiesa ortodossa russa per l’incontro e ha detto: «I membri della nostra comunità guardano con grande interesse e speranza a questa visita», spiegando che la delegazione del Consiglio ecumenico è venuta a Mosca in seguito al mandato del Comitato centrale di visitare le chiese membro con «ferite sanguinanti». Queste visite hanno incluso il Medio Oriente – Siria, Libano, Israele e Palestina – e poi l’Ucraina e ora la Russia.
 
«Lei è a conoscenza delle preoccupazioni» che le Chiese membro del Cinsiglio ecumenico delle chiese nutrono nei confronti della guerra tra Russia e Ucraina, ha detto padre Sauca, «e delle nostre dichiarazioni di condanna della guerra e della violenza che abbiamo fatto nei nostri organi di governo – dichiarazioni che sono state elaborate con la partecipazione di delegati della Chiesa ortodossa russa».
 
«Il motivo per cui siamo venuti qui è vedere cosa possiamo fare insieme per costruire ponti di pace e riconciliazione e fermare lo spargimento di sangue e il pericolo di una escalation nucleare», ha aggiunto Sauca. «Penso che sarebbe molto utile ora fare la stessa dichiarazione, dicendo chiaramente al mondo quello che voi avete detto a noi, qui, oggi: fermare lo spargimento di sangue, fermare le uccisioni, fermare la distruzione delle infrastrutture, cercare la pace e la riconciliazione».
 
Questo aiuterà molto il mondo e anche la Chiesa ortodossa, ha continuato padre Sauca «e renderà chiara la sua posizione personale nei confronti della guerra».
 
Il patriarca ha affermato di non pensare che nessuna chiesa o cristiano possa avere una posizione di sostegno alle guerre e alle uccisioni, e che le chiese «… sono chiamate a essere costruttrici di pace e a difendere e proteggere la vita» ha detto. «La guerra non può essere sacra».
 
Ma quando si deve difendere se stessi e la propria vita o dare la propria vita per quella degli altri, le cose sono diverse, ha aggiunto Kirill. «Abbiamo tanti esempi nella nostra storia cristiana», ha detto. «Tuttavia, come operatori di pace dobbiamo fare tutti gli sforzi per portare la pace attraverso il dialogo ed evitare qualsiasi conflitto o violenza».
 
Il patriarca ha aggiunto che i tempi in cui viviamo oggi sono molto difficili, ma queste difficoltà non provengono dalle Chiese, «ma dal contesto politico, che oggi costituisce un pericolo estremo».
 
Le Chiese oggi «non devono aggiungere benzina al fuoco», ha aggiunto. Al contrario, «dobbiamo fare tutto ciò che è in nostro potere per spegnere l’incendio». A questo proposito, «il Consiglio ecumenico delle chiese ha una funzione molto importante».
 
Photo: Moscow Patriarchate