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Bobbio Pellice: fra allevamento e turismo

È in distribuzione in questi giorni in tutto il territorio del pinerolese, il numero di ottobre de L’Eco delle valli valdesi, che ospita uno speciale dedicato al Comune di Bobbio Pellice. Qui di seguito l’intervista al primo caittadino.

In fondo alla valle. L’ultimo Comune della val Pellice, tante borgate orbitanti attorno al centro di Bobbio Pellice, piccolo (come numero di abitanti) ma grande municipio come estensione territoriale. Una forte e solida tradizione agricola, forse la più strutturata delle Alpi Cozie, e un’apertura verso il turismo che di anno in anno si fa sempre più protagonista nel tessuto socioeconomico. 

Mauro Vignola è sindaco dal 2019 e a lui chiediamo di raccontarci lo stato di salute del Comune. «Posso dire che a grandi linee Bobbio sta bene; è un municipio in salute nonostante le molte difficoltà che quotidianamente si trova ad affrontare. Ci considerano un piccolo Comune, avendo meno di 600 residenti, ma il territorio è di circa 93 chilometri quadrati, quindi molto esteso, con tutti i problemi a esso collegati. Come per tutti i Comuni vicini ovviamente abbiamo ampio spazio per migliorare: se avessimo un maggior numero di volontari e ci fossero più fondi a disposizione potremmo fare cose in più, ma in generale non ci lamentiamo». 

Negli ultimi anni, considerando due eventi molto differenti fra loro (pandemia e aumento delle temperature) Bobbio Pellice, così come tanti altri centri considerati periferici, si sta ritagliando uno spazio importante per chi cerca di “fuggire” da situazioni di grande centro abitato, dove gestire queste due problematiche è più complesso. «Posso parlare ovviamente per gli ultimi tre anni, e devo dire che c’è stato un aumento di presenze. Soprattutto in questi ultimi due anni l’incremento si è notato anche per quel che riguarda i turisti stanziali e non solo quelli della “domenica”». 

Si è quindi notato un aumento di quelli che un tempo erano chiamati “villeggianti” mentre anche sotto l’aspetto del turista “mordi e fuggi” i dati sono in crescita. «Grazie all’istituzione dell’eco-pass di Villanova e della Comba dei Carbonieri, dove facciamo pagare un biglietto di tre euro a chi transita e parcheggia in un determinato tratto di strada, abbiamo potuto avere un quadro preciso dei flussi turistici (in crescita) e allo stesso tempo operare in altri due ambiti: quello della gestione dei flussi e quello della manutenzione della viabilità. Nel primo caso, organizzando il traffico abbiamo evitato ingorghi e parcheggi “selvaggi” come spesso accadeva in passato, mentre nel secondo caso con gli incassi siamo riusciti a garantire una maggiore cura della sede viaria sia della strada che sale nella Conca del Pra sia di quella che si inerpica nella Comba dei Carbonieri. Un obiettivo futuro potrebbe essere quello di gestire al meglio la frequentazione dei tumpi che tanto attirano nella stagione estiva». 

A inizio 2015 Bobbio Pellice era stata chiamata a prendere posizione su un argomento che aveva sollevato molte polemiche e discussioni: l’adesione al Parco del Monviso (sarebbe stata interessata la parte alta del Comune). A distanza di sette anni la scelta di rimanere fuori è stata quella giusta? «Non posso giudicare una scelta fatta da un’altra amministrazione: quello che posso dire – continua Vignola – è che i tempi per dare una risposta furono veramente stretti e la scelta è stata per forza di cose affrettata. Ancora oggi le posizioni sono molto discordanti fra loro: se da un lato in particolare gli allevatori sono convinti della bontà di questa scelta, in quanto hanno potuto continuare il loro lavoro in modo snello come in passato senza troppi vincoli e divieti, dall’altro per molti altri il non essere inseriti in questo ente è stato un peccato dal punto di vista della promozione turistica». 

Infine uno sguardo al futuro: sogni nel cassetto? «Sono ovviamente molti, alcune cose siamo già riusciti a farle, su altre stiamo lavorando. Il prossimo obiettivo, quello più ravvicinato, è il rinnovo degli alpeggi. Ci piacerebbe continuare nel solco della tradizione che vede gli allevatori locali utilizzare gli alpeggi del territorio che sono ben 15 fra Bobbio e Villar Pellice, creando un unicum».

Foto di Hairless Heart