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Elezioni Brasile. «Siamo cristiani, siamo cristiane», le chiese invitano al voto anti-razzista

Domenica 2 ottobre il popolo brasiliano è chiamato a eleggere il suo presidente. La sfida è fra l’ex capitano dell’esercito Jair Bolsonaro e l’ex metalmeccanico Luiz Inácio Lula da Silva.

Il Consiglio nazionale delle Chiese cristiane del Brasile (Conic) invita al voto con un tweet.

«Siamo cristiani, siamo cristiane, siamo persone evangeliche, cattoliche, anglicane, battiste, luterane, presbiteriane… Siamo brasiliani. Siamo tante voci insieme. Domenica eserciteremo il nostro potere di scelta. E vogliamo che questa scelta sia rispettata» scrivono le chiese. Che ritwittano anche un video di reformapolitica.br per un voto anti-razzista, che intende spostare le scelte su candidature nere, indigene, femminili, minoranze.

Una scelta di campo che arriva in un momento delicato della politica nazionale e internazionale. Sarà un voto, anche, dei giovani e delle giovani brasiliane, che possono andare alle urne a partire dai 16 anni. Oltre 2 milioni di adolescenti si sono iscritti, con un incremento del 50% rispetto al 2018.

A inizio settembre, lo stesso Conic aveva lanciato anche la campagna “Sono evangelico/evangelica e credo nella democrazia”, esprimendo forte preoccupazione per le tendenze fondamentaliste di certo cristianesimo locale.

«Non ho visto una descrizione più realistica della nostra democrazia di quella fatta dal mio compagno di studi, un’intelligenza brillante, Pedro Demo – scrive il teologo brasiliano Leonardo Boff -. Nella sua Introduzione alla sociologia (2002) afferma con enfasi: “La nostra democrazia è una messa in scena nazionale di raffinata ipocrisia, piena di leggi “belle”, ma sempre fatte dall’élite al potere per servirla dall’inizio alla fine. Il politico è colui che si caratterizza per guadagnare molto, lavorare poco, fare affari loschi, assumere parenti e compari, arricchirsi a spese del denaro pubblico ed entrare nel mercato al top. Se dovessimo collegare la democrazia alla giustizia sociale, la nostra democrazia sarebbe la sua stessa negazione”. Logicamente, ci sono politici onesti, etici e organicamente articolati con la base, con i movimenti sociali e con la gente in generale. Per la maggior parte, i politici seguono l’ideale classico di Max Weber: la politica come missione per il bene comune e non come professione alla ricerca del bene individuale. Per decenni abbiamo discusso e cercato di arricchire l’ideale di democrazia: dalla democrazia rappresentativa a quella partecipativa e popolare, alla democrazia economica, alla democrazia comunitaria degli andini (del bien vivir), alla democrazia senza fine, alla democrazia ecologico-sociale e infine a una democrazia planetaria».

Secondo Boff è con l’attuale presidenza che tali valori sono stati calpestati: «La politica in un regime democratico di diritto presuppone la diversità dei progetti e delle idee, divergenze che rendono l’altro un avversario ma mai un nemico. Siamo costretti a difendere il minimo, la democrazia rappresentativa. Dobbiamo ricordare il minimo del minimo di ogni democrazia, che è l’uguaglianza, alla luce della quale nessun privilegio è giustificato. L’altro è un cittadino uguale a me, un concittadino con gli stessi diritti e doveri. Questa uguaglianza di base è il fondamento della giustizia sociale, che deve essere sempre effettiva in tutte le istituzioni e in tutte le relazioni sociali o comunitarie… Si tratta di una sfida immensa, la sfida della disuguaglianza».