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«Guarire i traumi della popolazione indigena»

In una dichiarazione pubblica la leadership del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese, incoraggia un’azione di advocacy continua, «con i popoli indigeni e per loro conto, in difesa dei loro diritti umani, per proteggere l’uso del linguaggio dei diritti umani, per promuovere il diritto dei popoli indigeni all’autodeterminazione e il diritto a partecipare al processo decisionale all’interno delle chiese e nella società».

Il Consiglio ecumenico riconosce che «fin dal loro primo contatto con i colonizzatori, i popoli indigeni hanno sperimentato una serie di danni» e che «è in gioco il benessere mentale e fisico dei figli, dei nipoti e delle generazioni a venire». Benessere che è «direttamente legato alla guarigione e al benessere delle terre, delle acque e dell’aria».

La dichiarazione esorta il Cec e le chiese associate «ad avviare processi per affrontare il bisogno di guarigione dei popoli indigeni dai traumi storici e intergenerazionali attraverso l’istituzione di processi di Verità e Riconciliazione che si basino sul ripristino della giustizia e della guarigione delle relazioni ovunque si siano verificati crimini contro l’umanità e genocidi».

Il Cec invita inoltre le chiese «a garantire che il programma per i popoli indigeni abbia un proprio canale completamente finanziato con risorse adeguate, e che il lavoro del Consiglio ecumenico sulla giustizia climatica con il programma per i popoli indigeni sia rafforzato».

Infine, la dichiarazione riconosce la «complicità della Chiesa in questi genocidi contro i popoli indigeni e la violenza spirituale perpetrata dalle chiese fin dai primi contatti», spingendoci a «decolonizzare le nostre tradizioni di fede per riscoprire il potenziale del Vangelo che nutre la vita».

A questo link l’intero testo, in lingua inglese.

 

Photo: Sean Hawkey/WCC