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Ovunque andiamo, qualcuno ci fa del male

I minori migranti vengono sistematicamente maltrattati dai trafficanti di esseri umani, dagli agenti di polizia e da altri adulti mentre viaggiano attraverso i Balcani verso l’Europa e la maggior parte è testimone o subisce abusi sessuali. È quanto emerge dal rapporto “Ovunque andiamo, qualcuno ci fa del male”, pubblicato da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro.  

I minori costituiscono circa un terzo di tutti i rifugiati e migranti che arrivano in Europa. Una percentuale significativa di questi minori in fuga da conflitti e insicurezze nei Paesi dell’Asia meridionale, centrale e occidentale, arriva attraverso la rotta dei Balcani, che insieme alla rotta del Mediterraneo orientale va verso l’Europa occidentale e settentrionale. I Paesi sulla rotta balcanica, tra cui Grecia, Bulgaria e Croazia, membri dell’UE, sono visti principalmente come Paesi di transito dai rifugiati e dai migranti, che cercano di proseguire il loro cammino verso i Paesi dell’Europa occidentale.

Il rapporto, basato su una ricerca condotta in Bosnia ed Erzegovina e in Serbia,[1]  rivela una grave mancanza di protezione per i minori migranti in diversi territori dell’UE, che denunciano come la violenza sia parte integrante e quasi inevitabile della loro esperienza migratoria. Circa uno su tre dei bambini e adolescenti contattati per la ricerca in Bosnia, Erzegovina e Serbia, crede che nessuno possa aiutarli nel loro viaggio e alcuni pensano di non essere più in grado di aiutare se stessi.

«Siamo stati fermati da agenti di polizia. Ci hanno detto di sederci e ci siamo seduti tutti; hanno selezionato due persone del gruppo e le hanno picchiate… Poi ci hanno detto, forza, andiamo. Abbiamo iniziato a muoverci, uno di loro si è messo di lato con un’asta, ci ha detto di procedere in fila indiana e quando le persone gli sono passate accanto, le ha colpite» ha detto ai ricercatori Basit*, un ragazzo di 16 anni.

Spesso, gli adulti che avrebbero avuto il potere di aiutarli, come gli agenti di polizia, sono stati quelli che più spesso hanno commesso atti di violenza contro i minori lungo la rotta balcanica.

 «La polizia ha chiesto: “Hai davvero 15 anni?” e poi mi ha schiaffeggiato due volte. Poi hanno detto: “Stai mentendo, non hai 15 anni, ne hai 20″» ha riferito Ahmad*, un ragazzo di 16 anni.

I minori coinvolti nella ricerca hanno affermato di aver dovuto viaggiare in auto sovraccariche, di avere dormito nei boschi a rischio di attacchi di animali selvatici e di essere stati costretti a stare accovacciati sotto le minacce continue di abusi.

«Durante il viaggio su una barca al buio, quando la polizia non doveva vederci o sentirci, uno dei bambini ha iniziato a piangere tra le braccia della madre. Il trafficante ha preso il bambino dalle braccia della madre e lo ha gettato in mare per farlo tacere o per proteggersi. La madre ha iniziato a litigare con lui, ha cercato di urlare, poi lui ha spinto fuori bordo anche lei e nessuno sa dove siano adesso. È una storia vera che nessuno conosce» ha rivelato ai ricercatori Sarina*, una ragazza di 19 anni.

Secondo il rapporto, i minori migranti corrono un enorme rischio di violenza sessuale, soprattutto coloro che viaggiano da soli sono particolarmente vulnerabili. Quasi due terzi dei minori intervistati hanno elencato uno o più episodi in cui hanno riconosciuto o assistito ad abusi sessuali su un minore.

La ricerca ha previsto anche dei focus group con professionisti che lavorano abitualmente con i minori migranti e molti di loro e gli stessi minori, in particolare quelli che viaggiavano non accompagnati, hanno fornito esempi di autolesionismo, tentativi di suicidio e abuso di alcol e droghe come strategie passive per far fronte allo stress e alle difficoltà.

La ricerca qualitativa alla base del nuovo rapporto, “Ovunque andiamo, qualcuno ci fa del male”, è stata realizzata in collaborazione tra Save the Children’s Balkans Migration and Displacement Hub – un’iniziativa attivata all’interno dell’ufficio di Save the Children North West Balkans per aumentare la visibilità dei minori in transito – e l’Università di Sarajevo. Analizza le diverse forme di violenza che i minori subiscono, nonché i fattori che contribuiscono a questa violenza.

«Questi risultati sono sorprendenti perché mostrano ancora una volta che la violenza nella vita di questi minori è così presente che si è normalizzata. I minori sono esposti a tutti i tipi di violenza, in ogni momento – nei loro Paesi di origine, lungo il viaggio, nei Paesi di transito. Un’esperienza migratoria che include un’esposizione multipla e prolungata alla violenza può avere effetti dannosi dagli impatti non prevedibili sullo sviluppo dei minori. Ciò potrebbe minare la loro capacità di conoscere i Paesi di destinazione e di integrarsi efficacemente e di compromettere la loro capacità di contribuire alla vita culturale, sociale e politica dei Paesi di destinazione» ha dichiarato Bogdan Krasic, Direttore del Programma per la migrazione e lo sfollamento nei Balcani.

«La mancanza di protezione alle frontiere europee ha conseguenze terribili per i minori. L’enfasi schiacciante dell’Europa sulla dissuasione degli arrivi implica che i bambini e gli adolescenti siano soggetti a violenze scioccanti da parte degli agenti di polizia e delle guardie di frontiera, come emerge dalle testimonianze raccolte lungo la cosiddetta rotta balcanica, violenza che si compie impunemente. I minori in transito in cerca di sicurezza in Europa – che hanno il diritto di chiedere protezione internazionale – sono spesso costretti a fare affidamento sui trafficanti come unica speranza per attraversare le frontiere, e anche questi trafficanti ne abusano. L’UE e i governi devono agire immediatamente. Dovrebbero fornire ai minori rifugiati e migranti l’accesso a canali migratori sicuri e regolari in modo che non debbano più affrontare gli orrori documentati in questo rapporto» ha detto Ylva Sperling, direttrice di Save the Children Europe.

Un minore su quattro tra gli intervistati per la ricerca ha affermato di ritenere importante che il suo punto di vista e la sua prospettiva siano presi in considerazione e tutti hanno mostrato il bisogno di essere ascoltati.

Le raccomandazioni dei minori riguardano diversi aspetti, dal miglioramento dei centri di accoglienza a ciò che le organizzazioni della società civile possono fare per aiutare a prevenire la violenza al confine. Molti minori hanno affermato di desiderare che i politici nei loro Paesi d’origine e all’estero si adoperino per la pace, in modo che le bambine, i bambini e gli adolescenti non debbano avere come unica opzione quella di abbandonare la propria casa. Tra i suggerimenti concreti alle istituzioni sulle prassi da applicare nei confronti dei minori ci sono la prevenzione del rimpatrio dei minori stessi e della “deterrenza” dall’attraversamento del confine, in quanto pratiche umilianti, che moltiplicano le minacce e creano nuovi rischi.

Esprimendosi su ciò che apprezzano e di cui hanno bisogno, i ragazzi hanno sottolineato il loro desiderio di ricevere cura e accoglienza durante il viaggio e nei Paesi di destinazione. Spesso si sentono sgraditi o discriminati, ma vorrebbero sentirsi accettati e rispettati dalla comunità nella quale si trovano. Parlando di servizi, hanno indicato come priorità il supporto psicologico, l’accesso all’istruzione, le attività fisiche e ricreative.

Save the Children sostiene i minori che si spostano in tutta Europa fornendo loro assistenza spesso salvavita come registrazioni, alloggio, supporto psicosociale, istruzione e sostegno per soluzioni durevoli, miglioramenti dei sistemi di protezione e leggi e procedure migliori per i minori rifugiati e migranti. Il Balkans Migration and Displacement Hub funge da centro di ricerca e conoscenza di Save the Children per i minori in transito, monitorando le migrazioni miste di bambini e adolescenti nei Balcani e facendo ricerca sui trend sulle questioni chiave riguardanti i minori migranti, i loro diritti e il loro benessere.

*Nomi modificati per proteggere le identità.

Qui si può scaricare il rapporto rapporto “Ovunque andiamo, qualcuno ci fa del male”: https://we.tl/t-BYugm6XBpW

 [1] Si basa su interviste approfondite a 48 minori di età compresa tra i 13 e i 19 anni, di cui 30 non accompagnati, 8 ragazzi e 10 ragazze che viaggiano con le loro famiglie o parenti stretti. Le interviste sono state realizzate da ricercatori sul campo, supportati da interpreti e mediatori culturali, secondo un protocollo etico che garantiva un ascolto sicuro e rispettoso delle voci dei minori. Questo rapporto si basa anche sulle discussioni dei focus group con 27 professionisti in Bosnia ed Erzegovina e Serbia, per lo più operatori sul campo che hanno avuto una vasta esperienza di lavoro con i minori rifugiati e migranti, e un’ampia revisione della letteratura