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L’insegnamento morale e civile di Leo Valiani

Un libro davvero affascinante, questo, scritto di getto da Leo Valiani nell’estate del 1945, che l’autore definisce semplicemente un “diario”*: «La storia conviene scriverla a maggior distanza di tempo – osserva – e la scriverà meglio, probabilmente, chi non sia stato attore del dramma. Questo è solo il racconto di uno che a quella guerra ha partecipato, ha combattuto, ha odiato, ha ordinato di sparare sui nemici e ha mandato a morte degli amici (…) Ma che non perciò ha cessato di amare e di ridere». Un racconto condotto con lucidità e a ritmo di corsa, come di corsa è stata la sua vita avventurosa, un racconto scritto con l’agile penna di uno ha combattuto anche con gli scritti, dirigendo dal ’44 l’edizione lombarda del Partito d’Azione L’Italia libera. E dal ’70, poi, fino alla morte nel 1999, collaborando, su incarico di Giovanni Spadolini, al Corriere della Sera, oltre che a L’EspressoIl Ponte, Nuova AntologiaMovimento operaioIl Mondo. Deputato alla Costituente, nel 1955 sarà poi, con Pannunzio, Ernesto Rossi ed altri ex-azionisti, Valiani è stato fra i fondatori del Partito radicale. Nel 1980 Pertini lo nomina senatore a vita, come indipendente.

Nato a Fiume nel 1909, nel ’26 conosce a Milano Carlo Rosselli e Pietro Nenni, che lo mettono in contatto con Turati, Treves, Buozzi, Saragat. Arrestato nel ’28 e incarcerato, viene mandato al confino a Ponza, poi, in quanto esponente del Pcd’I, è nuovamente incarcerato, con Secchia, Terracini, Spinelli. Espulso dopo un’amnistia, arriva clandestinamente a Parigi, dove Teresa Noce, direttrice de Il Grido del Popolo, lo invia come corrispondente durante la Guerra civile spagnola, e, dopo la sconfitta della Spagna repubblicana, viene confinato nel campo di concentramento di Le Vernet, da cui viene fatto evadere. Espatria rocambolescamente in Messico nel ’41, dove, avvicinato da Max Salvadori, ufficiale del Servizio segreto britannico, inizia a collaborare con i servizi alleati, e da questi viene fatto rientrare in Europa con un viaggio incredibile, alla fine del quale arriva in Sicilia, e poi a Roma a piedi da Salerno, nell’ottobre 1943.

Parallelamente aderisce al Partito d’Azione, di cui l’anno seguente diviene segretario per il Nord, rappresentandolo nel Cln Alta Italia, dove lavorerà con tutti i maggiori rappresentanti della storia italiana di quegli anni. Vediamo così sfilare nei contatti e nelle decisioni quotidiane personaggi come Parri, Pertini, Foa, Lombardi, Spinelli, Venturi, La Malfa, Garosci, Lussu, Nenni, Agosti, Mario Alberto Rollier, Roberto Malan, e inoltre Willy Jervis, Leone Ginzburg, Silvio Trentin, Duccio Galimberti, a cui dedica il suo Diario – e «tutti i Caduti, della nostra parte e dall’altra», nel ricordo dei quali ha parole struggenti.

Pochissimi i tratti e sentimenti personali, come quando, risalendo a piedi la penisola, pensa alla sua Nidia – conosciuta a Parigi, da cui ha avuto un figlio, poi sua moglie nel ’43, quando potrà finalmente vedere anche il bambino – e scrive: «Lassù, mille chilometri più in su, ci sta una ragazza che amo. L’ultima volta la vidi a Marsiglia. Tirava vento di mare che rendeva salate le sue guance. (..) “Ti rivedrò tra un anno», le dissi. Ne sono passati tre. Mi aspetterà ancora?». E ci riesce, tra mille peripezie: «Siamo a Roma, liberi – annota felice – È il 9 ottobre e ricomincia la vita».

Ma gli anni successivi saranno ancora durissimi: dall’altezza delle sue responsabilità e incarichi vediamo in azione i maggiori rappresentanti politici clandestini, assistiamo alle loro discussioni, scontri, decisioni: è un affresco della Resistenza in diretta, che fa di Valiani, come è stato definito, uno “storico del presente”. E ci sono le difficoltà internazionali, le complicate intese con gli Alleati, nel clima che si annuvola dell’incipiente guerra fredda. Così ci appassionano gli avvenimenti intorno al 25 aprile, con l’insurrezione collettiva delle fabbriche, delle città e il contemporaneo confluire delle forze partigiane: come un film che ci riporta il ritmo e il battito del cuore di un susseguirsi di minuti e persino secondi che rotolano davanti ai nostri occhi: sono pagine anche letterariamente memorabili, e basta cominciare anche solo da lì, dalle parole consegnate alla storia.

Il titolo del libro è uno degli ultimi bollettini della Bbc, trasmesso la sera del 28 aprile ‘45, a Liberazione compiuta.

* Leo Valiani, Tutte le strade conducono a Roma, Corriere della Sera, 25 aprile 2022.