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Investire nei giovani e nell’educazione del futuro

 

Settembre è un mese di ripartenza, non solo per chi frequenta la scuola – come studente, insegnante o genitore – ma è proprio il mese in cui si fanno buoni propositi dopo la pausa estiva, in cui si progetta il futuro.

In seguito alla pandemia – e adesso con la guerra ancora in corso in Ucraina – l’Unione europea ha dato prova di saper offrire prospettive di lungo periodo, in modo da rendere disponibili investimenti che potessero migliorare le condizioni di vita di donne e giovani che sono i soggetti maggiormente colpiti dalle crisi economiche e sociali. Questo approccio che mira a un riequilibrio di genere e di generazioni è da tempo suggerito dalle scienze sociali ma fa fatica a penetrare le politiche, anche in campagna elettorale poco si sente parlare di giovani, scuola, educazione, progetti per ricostruire la fiducia nelle comunità. A bucare lo schermo o a invadere la mediasfera sono le notizie del giorno incentrate su grandi minacce, quali la guerra, la crisi energetica e la minaccia nucleare. Non è facile mantenere speranza e progettualità in questo contesto, eppure bisogna farlo.

Nel recente report “Alla ricerca del tempo perduto”  Save the Children, che agisce anche in Italia e non solo all’estero, evidenzia come le disuguaglianze siano aumentate in modo insopportabile e riguardino i tempi e gli spazi educativi nella scuola nelle diverse regioni italiane che presentano situazioni molto differenziate. I dati sulla dispersione scolastica o sulla scarsa preparazione dei giovani che si apprestano ad entrare come soggetti attivi nella società, ha ripercussioni di lungo periodo per motivi che ancora non si è riusciti a scardinare e che, di crisi in crisi, rischiano di peggiorare e cronicizzarsi. Ciò che diversi analisti mettono in evidenza però è che la condizione culturale delle famiglie è cruciale nell’influenzare la coscienza critica e la capacità di muoversi consapevolmente e civilmente nella società. E tutto questo si impara in famiglia ma soprattutto a scuola, luogo dove si impara ad accogliere e conciliare le diversità, nella fiducia dell’ascolto reciproco. Funzioni importantissime che ricostruiscono le relazioni sociali e comunitarie e che dunque andrebbero sostenute e incoraggiate proprio in questo periodo. 

Il Forum del libro, un’associazione culturale nazionale che promuove progetti di educazione alla lettura, per l’inizio della scuola ha lanciato una campagna di sensibilizzazione “Progettare la scuola del futuro” invitando tutte le forze politiche a occuparsi di più di innovazione culturale a scuola. Come si legge nel documento, il PNRR ha stanziato fondi ingenti per la scuola e la ricerca, integrati da uno sforzo di digitalizzazione in quella che è stata definita la Scuola 4.0 nei documenti ministeriali, con la creazione di ambienti innovativi di apprendimento.

Spesso si parla di laboratori ma raramente si pensa alle biblioteche scolastiche che sono già oggi, secondo una concezione aggiornata, uno spazio altamente simbolico della scuola del futuro, per la ampia disponibilità di libri cartacei ma anche di supporti multimediali, di spazi consoni alle attività laboratoriali di gruppo con possibilità di approfondire individualmente interessi, curiosità, progetti. Spesso si citano mense e palestre come luoghi in cui chi è deprivato socialmente e culturalmente può trovare elementi di riscatto e di reinserimento sociale ma raramente si pensa che il nutrimento sia rappresentato anche dai libri e dai giornali attraverso cui si impara a diventare cittadini.

Un investimento nelle biblioteche scolastiche innovative, con progetti specifici di educazione alla lettura, renderebbe le scuole più adatte a gestire le sfide del futuro, attraverso un pensiero trasversale e sistemico, e avrebbe ricadute positive nei discenti, negli insegnanti e nelle famiglie. Il rinnovato impegno del Forum del libro per le biblioteche scolastiche, da potenziare soprattutto al Sud dove la dispersione scolastica e la povertà educativa sono più frequenti, indica anche uno sforzo di collegamento con altre realtà territoriali come biblioteche pubbliche, centri culturali, gruppi di lettura, festival e rassegne letterarie che talvolta hanno luogo in aree marginali ma che testimoniano quanto l’investimento in libri e cultura possa risollevare le sorti di un Paese che vive una delle più profonde crisi della sua democrazia e della sua convivenza civile. Investire nei giovani e nell’educazione del futuro è ciò che responsabilmente si può fare, tenendo presente le tante realtà del terzo settore che operano in questo campo e che potranno coalizzarsi per sollecitare politiche lungimiranti che sappiano investire nella formazione, intesa come valore a tutte le età.