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L’informazione ecumenica e la giustizia climatica

L’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc), insieme al suo ramo Latino Americano, ha esortato le chiese e gli organismi ecumenici a far parte di un «movimento trasformativo»per creare una sfera pubblica digitale a sostegno della democrazia, dei diritti umani e della responsabilità solidale reciproca.

Il segretario generale della Wacc, Philip Lee e la sua vice Sara Speicher, hanno dunque fatto un forte richiamo in occasione del seminario dedicato al pellegrinaggio per la giustizia digitale (Pilgrimage to Digital Justice and Peace: Closing the Gaps, Enlarging the Tent) tenutosi in occasione dell’11a Assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), tutt’ora in corso a Karlsruhe, Germania.

La comunicazione digitale ha certamente offerto vantaggi, tra i quali far luce su questioni relative al potere, alla giustizia, all’equità e alla dignità umana, hanno affermato Lee e Speicher.

Tuttavia, i media digitali sono stati utilizzati anche per diffondere una deliberata disinformazione, «hanno modificato le precedenti forme di comunicazione e le comunità stesse, e talvolta minato la fiducia e la partecipazione in tema di istituzioni e di processi pubblici. Alcuni governi, autoritari, stanno utilizzando le tecnologie per attuare sorveglianze illegali per scoraggiare possibili dissensi».

Le aziende che sviluppano tecnologie digitali «spesso non riescono a rendere sicuri gli spazi digitali, tuttavia talvolta perseguono un affamato modello di capitalismo dei dati che privilegia il profitto rispetto alle persone», si è detto.

Il seminario ha anche approfondito la questione della «concentrazione dei media», osservando che, sebbene le piattaforme digitali «diano l’impressione di offrire una varietà di canali, programmi e notizie, la proprietà dei media è spesso controllata da governi o da un piccolo numero di società private».

Il workshop interattivo ha guidato poi i partecipanti su questioni legate ai diritti digitali e alla giustizia digitale attraverso un «quiz», un caso di studio sull’America Latina presentato con un video preparato dalla Wacc regionale e grazie a una discussione su quanto le comunità di fede possano fare per aiutare a far progredire la giustizia sociale digitale e pace.

L’analisi latinoamericana ha posto alcuni nodi valutare, il primo fare il punto sui «cambiamenti culturali e comunicativi» derivanti dalla pandemia e l’altro su quanto, sempre con l’arrivo della pandemia di Covid-19, i sistemi sanitari pubblici della maggior parte dei paesi dell’America Latina fossero «scarsamente forniti e a malapena in grado di affrontare le emergenze sociali e sanitarie», facendo emergere poi che i membri più vulnerabili della società «non sono stati in grado di accedere a dispositivi digitali e Internet quando i governi hanno dovuto trasformare la loro struttura operativa di base, online».

La pandemia ha anche dato origine a più fake news, in particolar modo in Brasile, dove il governo di Bolsonaro ha molto insistito sul fatto che la crisi sanitaria non esistesse, liquidandola come «un piano di dominio del mondo».

Nel dibattito, infine, è emerso quanto le chiese abbiano dovuto adattare il proprio lavoro e i propri servizi e aumentare l’impegno e la loro solidarietà economica verso i più poveri e i più vulnerabili. Esaminare i divari di genere esistenti nella comunicazione è la vera «sfida per le chiese insieme a quella di una maggiore comprensione in tema di comunicazione, per poter superare lacune e differenze», si è detto.

«È importante capire il ruolo che gioca la comunicazione, ma anche osservare il cambiamento in atto nelle nostre comunità per essere davvero il sale e il lievito della terra», ha sottolineato Leo Felix, direttore di Alc-Noticias e presidente Wacc dell’America Latina.

 

Foto di Jeffrey