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Entrare nella dinamica del dono

O Israele, spera nel Signore, poiché presso il Signore è la misericordia e la redenzione abbonda presso di lui
Salmo 130, 7

Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona
II Corinzi 9, 8

In questa sezione della II lettera ai Corinzi, dedicata alla colletta «destinata ai santi» di Gerusalemme, troviamo un invito alla generosità che ha due distinte motivazioni. La prima, più scontata, è quella del principio di reciprocità: «Date e vi sarà dato», si legge in Luca 6, 38: «vi sarà versata in seno buona misura, pigiata, scossa, traboccante, perché con la misura con cui misurate sarà misurato a voi». Analogamente, qui (v. 6) l’apostolo Paolo afferma: «Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina abbondantemente mieterà altresì abbondantemente». Ma c’è una seconda ragione, più «alta», che sposta il discorso dal do ut des (dare per ricevere) al livello dell’abbondanza della grazia divina: «Dio è potente da far abbondare su di voi ogni grazia, affinché, avendo sempre in ogni cosa tutto quel che vi è necessario, abbondiate per ogni opera buona». Si tratta insomma, per riprendere un’espressione di Ernesto Balducci, di «lasciarsi coinvolgere dalla dinamica del dono». Poiché Dio dà con abbondanza, senza risparmio, anche i credenti sono chiamati ad abbondare in vista di ogni opera buona. Siamo salvati per grazia, non per i nostri meriti: riconoscenti per questo dono, anche noi siamo invitati ad abbondare, abbandonando la logica del do ut des, certi che nella sua grazia sovrabbondante Dio non solo provvederà alle nostre necessità, ma ci donerà la possibilità di aiutare generosamente il nostro prossimo. È interessante notare il termine greco utilizzato per «tutto quel che vi è necessario»: è autàrkeia, ovvero autarchia, autosufficienza. La grazia di Dio ci concederà di andare oltre una mentalità «autarchica» per entrare nella dinamica del dono senza calcoli.