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L’ecumenismo alla prova del conflitto russo-ucraino

Ci saranno o non ci saranno?

È questa la domanda che ci si pone alla vigilia dell’11ª Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), che si terrà dal 31 agosto all’8 settembre nella città tedesca di Karlsruhe, mentre la guerra della Russia contro l’Ucraina continua a infuriare.

La questione riguarda ovviamente le due Chiese ortodosse che attualmente coesistono in Ucraina: la Chiesa ortodossa d’ Ucraina, che fino a poco tempo fa era sotto l’autorità del Patriarcato di Mosca, e la Chiesa ortodossa ucraina (autocefala), quest’ultima nata nel 2018 dalla fusione, voluta dall’allora presidente ucraino Petro Poroshenko, delle due entità dissidenti del Patriarcato di Mosca, apparse nel panorama ucraino dopo la caduta dell’Urss e l’indipendenza dell’Ucraina nel 1991. Il suo riconoscimento nel 2019 da parte del patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, primus inter pares nel panorama delle chiese ortodosse, aveva suscitato le ire della Chiesa ortodossa russa, che ancora non ne riconosce la legittimità.

Con la guerra, la situazione è diventata ancora più complessa, poiché anche la Chiesa ortodossa d’Ucraina, che fa parte del Patriarcato di Mosca, ha deciso di staccarsene. «Il suo leader, il metropolita Onuphry, da sempre considerato vicino a Kirill, è stato costretto dagli eventi a prendere le distanze da Mosca», spiega Antoine Arjakovsky, fondatore dell’Istituto di studi ecumenici di Leopoli, in Ucraina, sulle pagine del settimanale elvetico Réformés.

Sarebbe allora concepibile che le due Chiese ortodosse ucraine si avvicinino o addirittura si fondano?

«Questa è la grande domanda. Tutti si chiedono cosa succederà», dice Arjakovsky. E aggiunge: «Personalmente, penso che ci sia la possibilità di una riconciliazione tra queste due Chiese ucraine. Un gruppo abbastanza influente ha già stabilito il collegamento, e oggi è la prima volta in trent’anni che queste chiese ucraine sono in grado di parlare tra loro senza dipendere da centri esterni al Paese che interferivano con il loro dialogo».

Nonostante ciò appartengono a due mondi mentali molto diversi. «Una celebra in slavo, l’altra in ucraino, ed è soprattutto chiaramente filo-ucraina. Inoltre, attualmente queste chiese non si riconoscono tra loro: Da una all’altra non si riconoscono nemmeno i battesimi».

Ecco che istituzioni quali il Consiglio ecumenico delle chiese diventano i luoghi in cui ci si attende dialoghi e mediazioni. Alla vigilia dell’alto consesso ecumenico di Karlsruhe gli occhi sono naturalmente puntati anche sulla Chiesa ortodossa russa, il cui patriarca Kirill ha apertamente legittimato l’impresa militare di Vladimir Putin in Ucraina. Nel corso della primavera, l’istituzione ginevrina ha ricevuto numerose lettere da parte di cristiani e chiese con la richiesta di condannare pubblicamente queste affermazioni e di rinunciare a qualsiasi legame, almeno temporaneo, con la Chiesa russa.

Tuttavia, per preservare la sua identità di spazio di dialogo, il comitato centrale del Cec ha rifiutato lo scorso giugno di sospendere la Chiesa ortodossa russa. In quest’ottica, una delegazione del Consiglio ecumenico si è recata in Ucraina all’inizio di agosto per incontrare il Consiglio delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose dell’Ucraina e assicurare la presenza di rappresentanti ucraini all’evento.

il Consiglio delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose dell’Ucraina rappresenta il 95% delle comunità religiose del Paese, di tutte le denominazioni, comprese le due chiese ortodosse precedentemente rivali. La delegazione del Cec, guidata dal segretario generale ad interim Ioan Sauca, ha incontrato i rispettivi leader, il metropolita Epifanio di Kiev (Chiesa autocefala) il 3 agosto e il metropolita Onuphry il giorno successivo.

Attualmente, solo la Chiesa ortodossa russa è membro del Cec –  ed è anche la più grande, in termini di fedeli, delle 345 chiese associate. Il suo rappresentante a Ginevra è Mikhail Goundiaev, nipote del patriarca Kirill. Quanto alla Chiesa ortodossa ucraina (autocefala), ha appena presentato la sua domanda di ammissione e ora stati invitati i suoi rappresentanti come osservatori esterni all’assemblea di Karlsruhe. 

Il tema dell’XI Assemblea è “L’amore di Cristo conduce il mondo alla riconciliazione e all’unità”, e mai titolo appare tanto attuale.

Un’altra testata elvetica “Voce evangelica”, intervista Magdalena Zimmermann, vicedirettrice dell’ente protestante Mission 21 e a capo del Consiglio missionario protestante svizzero, la quale attende dall’Assemblea del Cec una posizione chiara sulla situazione ucraina: « L’ortodossia russa sta facendo sistema con Putin sotto la guida di Kirill. Il patriarca sostiene il sistema autocratico e riceve in cambio privilegi. Un sistema del genere non può essere affrontato con la mediazione. Unica opzione è rifiutarlo senza esitazione. Il Cec ha un compito profetico, sottolinea la teologa: «Una chiesa che si appella al Vangelo non può rimanere in silenzio e nemmeno essere neutrale quando un importante rappresentante di una grande chiesa come Kirill strumentalizza e violenta la religione».
Zimmermann ricorda inoltre che la guerra imperversa da decenni in molti paesi, come lo Yemen, la Siria e il Sud Sudan. Il Cec sta anche lavorando a una dichiarazione sul conflitto in Medio Oriente. Per molte persone i conflitti violenti fanno parte della vita quotidiana. «È importante che i paesi del Sud globale si facciano sentire con forza e mi aspetto che il Cec ascolti la loro voce e non si faccia distrarre dagli interventi degli ortodossi russi», dice ancora Zimmermann. 

Il Cec rappresenta circa 580 milioni di persone di fede cristiana in oltre 120 paesi. La sua decima Assemblea si era tenuta nel 2013 a Busan, in Corea del Sud. In Europa, l’ultima volta che il massimo organo decisionale del Cec si riunì fu 53 anni fa, nel 1968 a Uppsala, in Svezia. L’organismo nasce ad Amsterdam (Paesi Bassi) nel 1948, ed è composto da chiese evangeliche, cristiano-cattoliche, anglicane ed ortodosse, ma la più grande denominazione cristiana, la chiesa cattolica romana, non è membro del Cec.