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Chiese battiste, metodiste, e valdesi: le parole chiave di una settimana di lavori congiunti

Una settimana intensa. A Torre Pellice (To), prima l’Assemblea-Sinodo delle chiese battiste, metodiste e valdesi (21-23 agosto) e a seguire il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste, conclusosi venerdì 26 con le elezioni che hanno visto tra l’altro la riconferma della moderatora Alessandra Trotta. Una grande concentrazione di temi, una “scaletta” così serrata da far tremare vene e polsi. Invece tutto è filato liscio, fra innovazione e tradizione, preghiera e azione. Proviamo a rendere con qualche parola chiave il senso della grande mole di lavoro che con passione è stata affrontata. In attesa, sul prossimo numero di Riforma, di dare ampio spazio agli atti approvati e ai resoconti sulle discussioni.

Ritrovarsi. Dopo due anni di doloroso stop forzato dovuto alla pandemia, pastori e pastore, diaconi e diacone, i deputati e le deputate, i loro familiari, gli amici, le volontarie e i volontari, i semplici curiosi sono tornati ad animare gli spazi interni ed esterni della Casa valdese. Voci, sorrisi, convivialità, discussioni, dibattiti, sinodalità insomma. Ma la gioia di ritrovarsi vale anche, dopo 15 anni, per le Chiese battiste, metodiste e valdesi, finalmente insieme. Due giorni e mezzo di intense sessioni di Assemblea-Sinodo per dirsi ancora una volta con convinzione che la comune missione di annuncio dell’Evangelo e di condivisione dell’amore di Dio non possono che condurre a quel rinnovamento del Patto di collaborazione, votato ad amplissima maggioranza, che impegna sotto varie forme le tre denominazioni a un impegno comune di annuncio della Parola e di testimonianza dell’Evangelo.

Tecnologia. È stata sempre la pandemia a farci apprendere come ovviare alle distanze fisiche attraverso l’uso di computer e cellulari. Ecco che allora anche l’Assemblea-Sinodo ha sperimentato il voto elettronico, sia per chi si trovava fisicamente a Torre Pellice sia per chi ha seguito i lavori dalle proprie abitazioni; in realtà ci fu un esordio in tal senso lo scorso anno, quando però deputate e deputati erano tutti “virtuali”. Un grande impegno tecnico per gli addetti, una paziente e attenta partecipazione dei votanti, anche dei meno avvezzi. Il Sinodo valdese e metodista è tornato invece alla vecchia e cara alzata di mano e agli amati cartellini colorati per esprimere l’indicazione di voto. Chi vincerà? 

Tecnologia è termine chiave anche nella trasmissione dei lavori assembleari, così da consentire a deputati virtuali e a addetti ai lavori in loco di non perdersi nemmeno un secondo di dibattito. Il futuro è qui.

Prima volta. Questione di spazio e sicurezza sanitaria. Tutte e tutti fuori, sotto il grande tendone. Un po’ perché i 200 deputati dell’Assemblea-Sinodo avrebbero intasato l’Aula sinodale, un po’ per migliorare l’aerazione. Fra gli scranni dell’aula nella seconda parte della settimana, quella del solo Sinodo, restano pubblico e giornalisti a seguire i lavori dallo schermo posto ai piedi della quercia affrescata da Paolo Paschetto. L’impressione è che l’esperimento potrebbe ripetersi.

Democrazia. I lavori assembleari sono una palestra di democrazia. Il dialogo anche acceso, il voto, il rispetto della decisione della maggioranza rappresentano un continuo esercizio civico cui attingere a pieni polmoni. Un esempio che ci auguriamo possa ispirare altre deputate e altri deputati cui il Sinodo si è rivolto attraverso l’atto che invoca “il bene della città” di fronte alle imminenti elezioni politiche.

Riconoscenza. Il sermone di apertura dell’Assemblea-Sinodo ci ha detto, a partire dalla II Lettera ai Corinzi, che Dio sceglie persone deboli per compiere la propria volontà affinché si manifesti la sua grazia. Il concetto è ritornato nelle parole finali della moderatora, che ha invitato a distinguere questa debolezza da quella usata come alibi per giustificare l’inazione. Dalla riconoscenza per l’opera dello Spirito di Dio, mai venuta meno in questi anni, muove la gioia di guardare avanti.

Speranza. Chiese piccole (numericamente) che non rinunciano a annunciare l’Evangelo e a manifestare un impegno sociale sempre più significativo e riconosciuto. È speranza questo guardare sempre e ostinatamente al domani, lanciando il cuore oltre l’ostacolo. È speranza votare un importante atto dedicato al lavoro che nella comprensione della fede evangelica, è realtà fondamentale dell’esistenza umana in libertà e dignità.