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Leggere la storia confessando la propria fede

Dalla storia del protestantesimo alla presentazione delle Valli valdesi, Giorgio Tourn ha prodotto decine di volumi, ai quali generazioni di evangelici italiani hanno attinto. Il suo ministero di coscienza critica della Chiesa valdese, tuttavia, si è svolto ancor più mediante interventi, conversazioni, scritti “occasionali” (se si accetta l’imprecisione dell’aggettivo in questo caso) come quelli raccolti da Alberto Corsani in questo libro*. Si tratta di diciotto testi: riflessioni, presentazioni di libri, versioni scritte di interventi orali. Il curatore ha posto due predicazioni, tenute in occasioni particolarmente significative, all’inizio e alla fine, quasi a incorniciare le riflessioni di un intellettuale (una condizione che è anche luogo di tentazione, osserva l’autore: come ogni altra situazione umana) di riferimento, di un dottore della chiesa, che però è entrambe le cose in quanto è pastore.

Una coscienza critica, si diceva: l’acume analitico di Tourn, il suo giudizio tagliente (e temuto), il piglio severo, benché addolcitosi con gli anni, sono arcinoti. Negli scritti qui raccolti, tuttavia, prevale la parola dell’incoraggiamento o comunque il rifiuto di ogni catastrofismo: non nel senso banale (che alcuni, a torto, ritengono appunto “pastorale”) della pacca sulle spalle e dell’invocazione dell’“ottimismo”, bensì nella forma della sobrietà che contempla la storia confessando la fede, senza illusioni e proprio per questo sena eccessive paure.

Pensatore e credente profondamente radicato nella tradizione evangelica, l’autore non è mai stato bollato come “conservatore” da coloro che credevano, a torto o a ragione, di essere rivoluzionari, o rivoluzionarie: nei confronti degli uni e delle altre, che in tempi diversi hanno interloquito con lui, egli mantiene un atteggiamento simpatetico e anzi solidale, e al tempo stesso critico. La prospettiva teologica gli offre la possibilità di parlare nella situazione senza farsi imprigionare dalle alternative spesso paralizzanti della situazione stessa. La predicazione che apre il volume, a esempio, apriva il Sinodo straordinario del 2003, che avrebbe dovuto autorizzare la Tavola valdese alla cessione degli ospedali di proprietà della Chiesa: un frangente piuttosto tempestoso, carico di tensioni ecclesiali e anche personali, nel quale tutte e tutti ritenevano di doversi schierare. Nel suo sermone, Tour opera il tentativo di testimoniare la Parola di Dio nella circostanza parlando, in apparenza, d’“altro”, di qualcosa molto al di là del punto all’ordine del giorno, ma per tale ragione al cuore anche di quel tema. Non “un intervento sinodale in più”, come secondo qualcuno dev’essere la predicazione d’apertura, bensì un tentativo di collocare un Sinodo molto “gestionale” nella prospettiva di fede che gli è propria.

Le affermazioni sempre molto stagliate di Giorgio Tourn invitano, a mio parere, al dissenso. Nel colloquio personale, il personaggio era spesso intimidatorio, per l’autorevolezza, per una certa severità e un po’ anche perché la cosa lo divertiva. La sua penna, tuttavia, descrive la realtà mediante categorie storiche, ma molto nette: c’è qualcosa in lui che mi ricorda Giuseppe Gangale, anche se quest’ultimo, per molti aspetti all’origine del periodo più fecondo della teologia evangelica in Italia, era in realtà più filosofo che teologo, mentre per Tourn non è così. Un pensiero così assertivo, non particolarmente amante delle sfumature, chiede di essere discusso. È vero che citare Tourn nella Chiesa valdese è un po’ come citare il papa su Avvenire: non solo si va sul sicuro, ma si invia anche un messaggio chiarissimo a chi non è d’accordo con noi: stai attento o attenta, perché io la penso come Tourn, e dunque lui la pensa come me! Dubito, però, che questo sia il modo migliore per rendere omaggio a una figura di questo calibro. Un pensatore si onora pensando, diceva Hegel, e il pensiero vive di discussione. Anche grazie a questo volume, a novantadue anni il pastore Tourn non cessa di stimolarla.

Il testo è corredato da una introduzione di Ermanno Genre, che ne individua una chiave di lettura nella coppia, calviniana, «scrivere – predicare», da una premessa del curatore, da un saggio di Elena Bein Ricco sull’idea di storia, che è uno dei fili conduttori della comprensione della fede di Tourn, e da una bibliografia essenziale (volumi, opuscoli, traduzioni, contributi a miscellanee importanti) a cura di Sara E. Tourn.

* Giorgio Tourn, Il luogo dove Dio ci incontra. La Parola e la fede, a cura di Alberto Corsani. Torino, Claudiana, 2022, pp. 171, euro 15,00.