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In Germania un museo sulla storia degli insediamenti valdesi

Capire il passato per riflettere sul presente e fare scelte per il futuro. Questo è il fil rouge che ha guidato gli ideatori del nuovo museo all’aperto a Neuhengstett. Questa piccola cittadina nel Württemberg, dove 300 anni fa si sono insediati valdesi esiliati dall’alta val Chisone, la maggior parte di loro originari di Bourcet, di Castel del Bosco e delle borgate vicine, all’origine si chiamava infatti proprio Bourcet. Ancora oggi esiste un forte legame con le valli valdesi e la loro terra delle origini, legame tenuto vivo attraverso viaggi che il gruppo storico regolarmente organizza.

Nel fine settimana del 16-17 luglio è stato inaugurato questo particolare museo, che non voleva essere l’ennesima scuoletta ristrutturata per raccontare il passato e la storia.

Nel vecchio cimitero non più in uso già dal 1932, sono stati creati quattro luoghi in cui si è cercato non solo di raccontare ma di far ri-vivere e per quanto possibile riflettere sulla propria storia.

 Prima tappa: la partenza. Perché si è costretti a migrare: la scelta fra la vita o la fede. La vecchia vita sta cadendo a pezzi, per continuare a vivere si è costretti a scappare. Hanno scelto la fede – e la migrazione. La via di fuga è ardua e rocciosa. Il racconto di questo si snoda intorno a rocce stilizzate e invita a riflettere sul perché si è costretti a migrare. 

Seconda tappa: arrivare. In questo luogo sconosciuto, terra straniera con il sogno di tornare nella propria terra. Ma la realtà richiede di costruire: alloggi, baracche, nuove fonti di sussistenza e di sostentamento. Tutto è ancora traballante, incerto, deprimente. Si vive nella provvisorietà e si viene spinti da chi accoglie a costruire case durature.

Nonostante le angherie dei vicini mantengono ancora tratti della propria identità: fede riformata, lingua francese o patois, il proprio pastore, il proprio maestro, valori di sempre.

Terza tappa: mettere radici. Attraverso diverse generazioni il luogo di emigrazione diventa la nuova “Heimat”, il luogo che si chiama casa, il posto al quale appartengo e che mi appartiene. Dove non devo spiegare chi sono.

Ultima tappa: intrecciare. Alla fine ci si integra. Ma integrare significa lasciare qualcosa della propria storia e del proprio essere e acquisire qualcosa del nuovo territorio. Non si parla più francese ma il tedesco, il culto non è più riformato ma si è integrato nella chiesa locale, con il pastore che viene pagato dall’ente pubblico. Si diventa cittadini tedeschi. 

Tutto ciò si può visitare da soli, facendosi guidare da testi e immagini, da forme e nomi delle vecchie pietre tombali con nomi come Baral, Talmon, Jourdan e Heritier. L’inaugurazione è stata occasione per una festa di paese in cui tutti insieme, la chiese e il comune, le associazioni e i commercianti, hanno contribuito a due giorni di celebrazioni.