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L’aiuto delle chiese a favore dei profughi ucraini

«La situazione in Ucraina è inaspettata e orribile», ha affermato il vescovo Peter Mihoč della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Slovacchia (distretto orientale). «Stiamo cercando di rispondere alle terribili condizioni createsi e di essere al servizio dei più colpiti in nome dell’amore». Con queste parole il 12 luglio scorso il vescovo Mihoč, in rappresentanza del Consiglio delle Chiese europee (Kek), si è rivolto al Parlamento europeo a Bruxelles illustrando l’opera umanitaria della sua Chiesa e le sfide affrontate dalle comunità locali nel fornire sostegno a coloro che fuggono dalla guerra in Ucraina.

Dall’invasione russa dell’Ucraina avvenuta il 24 febbraio 2022, la Repubblica slovacca ha svolto un ruolo fondamentale nel fornire aiuto umanitario ai rifugiati provenienti dall’Ucraina. La Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Slovacchia ha congregazioni a Prešov, città vicino al confine ucraino: circa 600.000 rifugiati hanno attraversato questi confini dall’inizio della guerra.

Mihoč ha ricordato la situazione di febbraio e marzo, quando le congregazioni incontravano migliaia di persone spaventate, traumatizzate e sofferenti. «Come Chiesa, come Paese e come società non eravamo preparati a questa situazione. Allo stesso tempo, non potevamo rimanere indifferenti. Le prime settimane di guerra non solo hanno svelato il terribile frutto delle atrocità della guerra, ma hanno anche mostrato l’immenso potere del bene, della capacità di opporsi al male con una forma attiva di aiuto».

Il vescovo Mihoč ha spiegato in dettaglio come, insieme ai partner non governativi, la Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Slovacchia ha fornito aiuto umanitario, incontrando le persone direttamente ai valichi di frontiera, organizzando vitto e alloggio, non solo nei locali delle chiese ma anche nelle case private. La Chiesa ha organizzato i trasporti, ha offerto sostegno materiale e finanziario e ha aiutato i rifugiati ucraini nei numerosi compiti pratici, come ad esempio: trovare una casa e un lavoro, una scuola per i bambini e percorsi per integrarsi nelle comunità locali. «Stiamo cercando di offrire tutto questo già da diversi mesi», ha detto Mihoč.

Molti speravano che il sostegno messo in campo sarebbe stato a breve termine, ma «in questo momento abbiamo nella nostra Chiesa diverse migliaia di profughi che soggiornano a lungo termine. È una grande sfida mantenere per loro l’aiuto spirituale e materiale», ha spiegato a Bruxelles il vescovo Mihoč.

Oltre a fornire gratuitamente alloggio e cibo, assistenza sociale e sanitaria ai rifugiati nella Repubblica slovacca, la Chiesa evangelica della Confessione di Augusta in Slovacchia sta inviando forniture mediche, cibo e altri generi di prima necessità in Ucraina. Gran parte di questo lavoro viene svolto in collaborazione con la Chiesa evangelica luterana tedesca dell’Ucraina – chiesa membro della Federazione luterana mondiale (Flm) –, e con altre chiese della regione e partner internazionali.

«Apertura e vicinanza, empatia e aiuto concreto, negli ultimi mesi si sono rivelati valori preziosi in Slovacchia, indipendentemente dall’appartenenza religiosa o dalla classe sociale di coloro che serviamo», ha aggiunto il vescovo. «Non sappiamo quanto durerà questa situazione. Così, ci rendiamo conto che al momento il valore più importante è la perseveranza. Penso che il nostro compito oggi sia quello di nominare il problema della guerra non dal punto di vista della geopolitica ma dal punto di vista umanitario. È davvero ammirevole e prezioso come l’Europa sia stata in grado di unirsi nel nominare e condannare il male», ha affermato Mihoč.

In un’enciclica pastorale, i vescovi della Chiesa luterana in Slovacchia hanno condannato l’invasione dell’Ucraina e hanno fatto appello al popolo slovacco a non fomentare l’odio verso la nazione russa nel suo insieme, ma a pregare per il perdono, la riconciliazione e la fine di questa guerra.

Mihoč, citando le parole del teologo Dietrich Bonhoeffer, «La Chiesa è Chiesa solo quando esiste per gli altri», ha concluso: «le Chiese, oggi, vogliono essere qui per gli altri, e in questi giorni soprattutto per gli ucraini».