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India, una donna di origine tribale eletta presidente

Non si può certo affermare che quanto avviene in India ai danni delle popolazioni tribali sia sotto la lente e l’interesse dei media internazionali. Per cui difficilmente si viene adeguatamente informati su massacri, deportazioni (per consentire alle multinazionali, in particolare quelle dedite all’estrazione mineraria, di appropriarsi dei territori ancestrali delle popolazioni indigene), esecuzioni extragiudiziali, stupri di donne tribali ed arresti arbitrari operati dal regime di Narendra Modi.

Si è parlato invece della elezione a presidente dell’India (una carica più che altro formale, cerimoniale…) di Droupadi Murmu, donna di origine tribale (i Santhal), in precedenza governatrice del Jharkhand. Originaria dell’Odisha, milita da anni nel Bharatiya Janata Party, il partito dei fondamentalisti indù.

Per carità. Tutto può essere utile e se questo evento dovesse portare qualche beneficio alle popolazioni tribali (gli adivasi) e alle caste diseredate (i Dalit) ben venga.

Anche se, ci si augura, non nella logica sviluppista (e di devastazione umana e ambientale) che auspica Modi.

È lecito infatti avere qualche riserva su questo coinvolgimento, più che altro spettacolare ed elettoralistico, dei tribali nel progetto del Bjp. Allargare la propria base elettorale farà sicuramente gli interessi del Bjp, ma è lecito chiedersi quali vantaggi porterà alla conservazione delle lingue e della cultura tradizionale (oltre che alla loro sopravvivenza fisica) degli adivasi. Più che di “inclusività” si dovrebbe forse parlare di assimilazione.

Nel frattempo – ovvio – si mantiene la stretta repressiva, l’addomesticamento forzato delle popolazioni indocili e refrattarie al “progresso” neoliberista.

Il 17 luglio nel sud dell’India si sono verificati duri scontro tra giovani e polizia (con decine di feriti) dopo il suicidio di una studentessa.

I manifestanti erano penetrati nel campus (distretto di Kallakurichi nello stato di Tamil Nadu) incendiando veicoli della polizia e bus scolastici.

La ragazza prima di togliersi la vita aveva scritto una lettera in cui denunciava alcuni insegnanti per averla sottoposta a sistematici maltrattamenti (aveva usato il termine “torture”). La stessa cosa sarebbe era toccata ad altre studentesse.

All’inizio del mese (il 3 luglio) invece le proteste (con scontri, numerosi feriti e una dozzina di arresti) erano scoppiate a Nepali Nagar quando una quindicina di bulldozer erano arrivati per distruggere un centinaio di abitazioni costruite su terreni pubblici e definite “abusive” dalle autorità locali (nonostante da anni fossero stati realizzati gli allacciamenti e venissero raccolte le tasse municipali).

 

Foto di Godlywood Studio: la neo presidente indiana Droupadi Murmu