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«La presenza cristiana in Palestina va sostenuta»

La delegazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) guidata dal segretario generale ad interim, padre Ioan Sauca, dopo lo storico viaggio in Siria dei giorni scorsi, ha visitato Gerusalemme e la Cisgiordania dal 14 al 17 luglio, incontrando i patriarchi e i capi delle comunità cristiane, nonché il clero e i laici locali.

Giugno 2022 ha segnato 55 anni dall’inizio dell’occupazione militare da parte di Israele della Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est e la Striscia di Gaza. Durante l’incontro con i rappresentanti locali, questi hanno condiviso le loro testimonianze su come l’occupazione controlli gli aspetti fondamentali della vita quotidiana dei palestinesi. La loro capacità di muoversi senza ostacoli all’interno del loro Paese, di uscire e rientrare, di sviluppare ampie parti del loro territorio, di costruire sulla loro terra, di accedere alle risorse naturali e di sviluppare la loro economia sono in gran parte determinate dall’esercito e dalle istituzioni israeliane.

L’occupazione prolungata, senza una fine in vista, coltiva un senso di disperazione e frustrazione che spinge alla violenza continua e ha un impatto sia sui palestinesi che sugli israeliani.

Le politiche legate all’occupazione hanno isolato le comunità, rotto la coesione sociale, privato i palestinesi dei loro diritti umani, colpito l’attività economica e minato il loro diritto all’autodeterminazione e all’uguaglianza.

Sauca e la delegazione hanno visto in prima persona come l’amore di Cristo viene comunicato attraverso i servizi e il lavoro di advocacy delle organizzazioni legate alla Chiesa. La loro voce rappresentativa è importante per cercare una via d’uscita dalla disperazione verso un futuro promettente in cui palestinesi e israeliani possano vivere insieme su questa terra con pari diritti e opportunità.

«L’importanza della presenza cristiana in Palestina e Israele non può essere sottovalutata», ha detto Sauca. «Abbiamo espresso la preoccupazione che i cristiani palestinesi siano una minoranza in diminuzione, ma il loro contributo alla società palestinese sta indiscutibilmente cambiando in meglio le vite umane». Il Cec ha invitato le seguenti organizzazioni a partecipare all’incontro (in ordine alfabetico): Arab Educational Institute, Arab Orthodox Clubs, Bethlehem Bible College, Dar El Kalima, DSPR, ICC, JAI, Kairos Palestine, Pontificia Missione, SABEEL, St Yves, Wiam, YMCA e YWCA.

Dopo uno scambio di pensieri e discussioni su come il Cec e i fratelli e le sorelle internazionali possono dare il loro sostegno, Sauca ha proseguito: «Le organizzazioni non governative non si limitano a portare molte risorse a chi ne ha bisogno, ma portano speranza attraverso l’azione, una speranza che va oltre le parole, nelle case e negli spiriti delle persone che vivono e pregano in Terra Santa ogni giorno. Vi prego di tenere tutte queste organizzazioni nelle vostre preghiere, perché le loro voci e il loro lavoro sul campo continuano ad avere un forte impatto sul futuro della Terra Santa».

Sauca era accompagnato dai membri della delegazione, il dottor Audeh Quawas, membro del Comitato centrale del Cec del Medio Oriente, Marianne Ejdersten, direttrice della Comunicazione del Cec, e Yusef Daher, coordinatore dell’Ufficio di collegamento del Cec di Gerusalemme.

 

Tulkarem in West Bank, Occupied Palestinian Territories, April 2019.  Photo: Albin Hillert/WCC