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Milioni di donne vittime di violenza per la loro fede e genere

Tra gli argomenti messi in discussione dai paesi che hanno partecipato alla Conferenza ministeriale 2022 sulla libertà di religione o di credo (ForB) organizzata dal Governo del Regno Unito a Londra (https://riforma.it/articolo/2022/07/06/difendere-la-liberta-di-religione) dal 5 al 6 luglio, c’è stata la violenza sessuale e di genere contro le donne e le ragazze. 

Nella dichiarazione sull’uguaglianza di genere, firmata dai rappresentanti di 18 paesi, compreso il Regno Unito, si rileva «con preoccupazione» che milioni di donne e ragazze stanno subendo «discriminazione, disuguaglianza e violenza sulla base della loro religione o credo e del loro genere, sia per mano di attori statali che non statali». «Le donne provenienti da minoranze religiose o di credo e dalle comunità indigene, donne atee o umaniste e donne le cui convinzioni altrimenti differiscono da quelle della maggioranza, possono essere vulnerabili o in situazioni vulnerabili», si legge nella dichiarazione.

Nel documento si evidenzia che esistono ancora leggi che limitano «il pieno ed uguale godimento da parte di donne e ragazze di tutti i diritti umani, inclusi quello alla salute, ai diritti sessuali e riproduttivi, all’autonomia del corpo, e ancora altre leggi che giustificano, condonano o rafforzano la violenza, la discriminazione o le disuguaglianze sulla base della religione, delle convinzioni personali o del genere che dovrebbero essere abrogate». 

In una altra dichiarazione relativa ai conflitti e ai contesti insicuri, 24 paesi hanno affermato: «Riconosciamo che la religione o il credo possono fungere da indicatore di identità, spesso insieme ad altri identificatori come etnia, genere, razza e politica, mettendo le comunità minoritarie a rischio di una maggiore ostilità, discriminazione e violenza in ambienti conflittuali o insicuri. «Deploriamo che i tassi di violenza sessuale e di genere aumentino nei conflitti e negli ambienti insicuri e possano essere usati come strumento per distruggere le comunità». La dichiarazione impegna le nazioni firmatarie a promuovere il ruolo “importante” dei leader religiosi nell’affrontare la violenza sessuale e di genere nelle zone di conflitto e affrontare il problema dello stigma affrontato dalle sopravvissute. 

Diverse altre dichiarazioni sono state firmate durante la due giorni ministeriale, nel corso delle quali è stato riconosciuto che «le sfide alla libertà di pensiero, coscienza, religione e credo stanno crescendo in forme diverse in tutto il mondo». Un ambito in cui questo è evidente è l’uso “crescente” della tecnologia digitale per perseguitare le minoranze religiose o di credo. «Internet e le tecnologie digitali offrono enormi opportunità per rafforzare le democrazie, le istituzioni democratiche e il godimento dei diritti umani da parte degli individui, inclusa la libertà di religione o di credo e la libertà di espressione», afferma la dichiarazione sulla tecnologia digitale. «Tuttavia, i diritti umani e la democrazia stanno subendo crescenti pressioni, sia online che offline, e le tecnologie digitali possono essere utilizzate come mezzo di persecuzione mirata, anche nei confronti delle minoranze religiose o di credo. L’uso della tecnologia digitale per prendere di mira i difensori dei diritti umani e la società civile è in aumento». 

In una dichiarazione sul tema della cultura si afferma che «l’impatto devastante dell’invasione russa sul patrimonio culturale religioso in Ucraina», che ospita sette siti del patrimonio mondiale dell’Unesco. «Accogliamo con favore i considerevoli sforzi dell’Ucraina per proteggere e preservare il patrimonio culturale nel corso dell’invasione russa, in conformità con l’obbligo del diritto umanitario internazionale di salvaguardare i beni culturali».