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Abolizione armi nucleari, la dichiarazione delle comunità di fede

Si è conclusa nei giorni scorsi a Vienna la prima riunione dei Paesi che hanno siglato il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw), entrato in vigore ufficialmente il 22 gennaio 2021 al momento della ratifica da parte del cinquantesimo Stato. Si tratta della prima normativa internazionale che mette esplicitamente fuorilegge le armi nucleari, adottata dalle Nazioni Unite nel 2017 e che vide in quello stesso anno il premio Nobel per la Pace assegnato proprio all’Ican, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari.

Le ratifiche intanto sono salite a 65 ma continuano a mancare tutte le potenze nucleari, dalla Cina alla Russia, dagli Stati Uniti all’Unione Europea o meglio le nazioni europee membro della Nato, nonostante l’attualità della guerra ucraina abbia imposto nuovamente in maniera dirompente il tema nucleare nel dibattito pubblico. L’Italia che con l’allora premier Gentiloni definì il trattato «troppo divisivo» ospita sul proprio territorio almeno 40 bombe nucleari che appartengono all’esercito degli Stati Uniti, stoccate nelle basi militari di Aviano (Pordenone) e Ghedi (Brescia), nel nord-est.

«La “Dichiarazione di Vienna” – approvata per acclamazione e con pieno consenso – dimostra che esiste una nuova alleanza globale che utilizza il quadro di riferimento del Trattato TPNW per ridurre i rischi di guerra nucleare, definendo passi concreti e collettivi per porre fine all’era delle armi nucleari», scrive il sito della Rete Italiana Pace e Disarmo. «I 65 Stati parti del Trattato, gli altri Stati sostenitori, i sopravvissuti alle detonazioni nucleari, le organizzazioni internazionali, i parlamentari, le istituzioni finanziarie, i giovani e la società civile fanno parte di questa nuova alleanza.

La prima riunione degli appartenenti al TPNW dopo la sua entrata in vigore doveva affrontare vari passaggi anche procedurali ed organizzativi, per rendere il Trattato realmente operativo. Ma proprio perché non si tratta di un documento vuoto e retorico il confronto tra gli 83 Stati presenti (molti solo osservatori non parti del Trattato, ma con l’assenza dell’Italia) ha portato ad altri risultati tangibili. Nei tre giorni di Vienna si è lavorato duramente, anche con il contributo degli attivisti di ‘Italia, ripensaci’ la mobilitazione promossa da Senzatomica e Rete Pace Disarmo, per concordare una vasta gamma di azioni specifiche e pratiche per portare avanti ogni aspetto dell’attuazione di questo cruciale Trattato». 

Al meeting di Vienna erano presenti anche varie delegazioni di chiese internazionali, dall’Alleanza battista a varie chiese anglicane, al Consiglio ecumenico delle chiese fino a varie sigle del panorama buddista. Il sito internet della Chiesa di Scozia dà conto del ruolo delle comunità religiose nel processo di consapevolezza sui danni nefasti della proliferazione nucleare.

«L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha dimostrato quanto siano fragili la pace e la sicurezza dell’Europa», ha dichiarato il pastore Karen Hendry, coordinatore del Faith Impact Forum della Chiesa di Scozia.

«In questo periodo di conflitti e minacce, dobbiamo spingere più che mai per trovare alternative di pace. Il Trattato è un passo avanti nella direzione di un mondo libero dalle armi nucleari e in cui le enormi somme di denaro che vengono spese per esse possano essere dirottate per aiutare chi ne ha più bisogno».

La dichiarazione che chiede l’universalizzazione del Trattato e il disarmo degli Stati dotati di armi nucleari, firmata da decine di comunità di fede afferma:

«Come comunità di fede provenienti da diverse tradizioni e situate in tutto il mondo, ci uniamo con una sola voce per celebrare questa prima Riunione degli Stati Parte (MSP) del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW). Accogliamo con favore questa occasione storica e celebriamo questa pietra miliare che ci avvicina a un mondo senza armi nucleari.

Ci riuniamo in un momento in cui la minaccia dell’annientamento nucleare è più vicina che mai. Molti di noi soffrono di ansia in risposta alle crescenti minacce degli Stati armati di armi nucleari. Di fronte a queste urgenti minacce esistenziali, siamo più che mai determinati ad abolire le armi nucleari.

Siamo perfettamente consapevoli delle minacce che incombono sull’umanità e sul nostro amato pianeta. Dall’impatto devastante di una pandemia globale alla crescente minaccia di una catastrofe climatica, la posta in gioco per la vita sulla Terra non è mai stata così alta.

Le nostre tradizioni di fede ci chiamano a denunciare questo uso improprio delle risorse e a chiedere una maggiore cooperazione internazionale per porre fine per sempre alle armi nucleari. Le armi nucleari sono uno strumento di dominio e di coercizione violenta in un momento in cui abbiamo urgentemente bisogno di dare priorità alla sicurezza umana. Le nostre tradizioni religiose e spirituali sostengono un’etica di aiuto reciproco, di cura per lo straniero e di fiducia nella comunità.

Esortiamo inoltre tutti gli Stati a lavorare per l’universalizzazione del TPNW e invitiamo tutti i Paesi che devono ancora ratificare il trattato a farlo tempestivamente. Infine, esortiamo tutti gli Stati dotati di armi nucleari ad agire in conformità con il loro impegno al disarmo nucleare e ad adottare misure concrete per ridurre le minacce nucleari.

In un mondo che spesso appare cupo, celebriamo questo primo incontro come un barlume di luce e di speranza. Così come ci riuniamo per unire le nostre voci e le nostre preghiere al di là delle nostre tradizioni di fede, applaudiamo il vostro impegno per il multilateralismo e la diplomazia in un periodo di divisioni e tensioni.

Siamo al vostro fianco per liberare il mondo dalle armi nucleari e creare un mondo in cui possiamo progredire insieme per la sicurezza comune e il benessere reciproco».

 

Foto di ICAN Global Parliamentary Appeal