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Aborto illegale, le reazioni delle chiese negli Stati Uniti

«Oltraggio morale». In queste due parole del pastore e presidente John Dorhauer riecheggiano il sentimento di molti nella Chiesa Unita di Cristo (Ucc) dopo che la Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto venerdì 24 giugno.

«La Corte ha rivelato di essere al servizio di fanatici religiosi con una chiara posizione di minoranza rispetto ai diritti delle donne – prosegue il pastore Dorhauer -. Temo quello che ci aspetta, ora che questa Corte ha dimostrato la sua volontà di rappresentare quella minoranza religiosa e di mettere da parte i diritti umani costituzionalmente protetti. Come leader cristiano voglio affermare chiaramente che il loro uso della religione per porre fine a questi diritti per le donne non è né cristiano né difendibile e minaccia di minare la clausola dell’istituzione che è alla base della nostra democrazia». 

La decisione di venerdì della Corte Suprema degli Stati Uniti di ribaltare la sentenza Roe vs Wade non ha sorpreso più di tanto i leader della Chiesa Presbiteriana. La decisione è stata presa mentre la denominazione ospita la 225a Assemblea generale a Louisville. Il pastore J. Herbert Nelson, II, cancelliere dell’Assemblea, e la pastora Diane Moffett, presidente dell’Agenzia missionaria presbiteriana, sono stati tra i tanti a esprimere la loro frustrazione per la decisione e l’aspettativa che possa portare quasi la metà degli Stati degli USA a vietare l’aborto, esprimendo «Tristezza, rabbia e frustrazione».

«La Chiesa presbiteriana è stata molto chiara sulla sua posizione in materia», ha detto Nelson. «Abbiamo ancora molto da dire su questo tema, dall’impatto sulle persone di colore, alla salute e alla sicurezza, fino alla libertà religiosa». 

Alcune ore dopo che la notizia della decisione dell’Alta Corte è arrivata negli smartphone dei membri dei delegati riuniti in Assemblea, l’assise ha approvato con ampio margine la norma HSB-03, “Risoluzione sulla giustizia riproduttiva”, e la HSB-11, “Affermare la giustizia riproduttiva”,. 

Quest’ultima include un emendamento che esorta il Consiglio di previdenza a «continuare a sviluppare politiche e pratiche che garantiscano agli iscritti al piano la possibilità di accedere all’assistenza sanitaria riproduttiva e all’aborto in modo equo, indipendentemente dallo Stato in cui vivono».

«A prescindere dal punto di vista personale – commenta la presidente dell’Elca la Chiesa evangelica luterana in America, la vescova Elizabeth Eaton – la sentenza sull’aborto emessa dalla Corte Suprema il 24 giugno è il quadro giuridico in cui svolgiamo il nostro ministero e in questo momento desidero rivolgere una parola pastorale. La Corte Suprema ha votato per rovesciare la sentenza Roe v. Wade, eliminando la protezione costituzionale federale per l’aborto sicuro e legale negli Stati Uniti e lasciando le decisioni sulla legge sull’aborto in gran parte agli Stati. Di conseguenza, l’aborto sicuro e legale probabilmente non sarà accessibile in tutti gli Stati. La dichiarazione sociale della Chiesa del 1991 sull’aborto sostiene che “il numero di aborti indotti è fonte di profonda preoccupazione”, ma insegna che la pratica dovrebbe essere legale (pp. 3, 9-10). In altre parole, “le leggi dovrebbero essere emanate e applicate in modo giusto per la conservazione e il miglioramento della vita e dovrebbero evitare di gravare o mettere in pericolo la vita delle donne” (p. 9). Rovesciare la sentenza Roe v. Wade e affidare le decisioni sulla regolamentazione dell’aborto al livello statale, grava e mette in pericolo la vita di tutte le persone che devono prendere decisioni su gravidanze inaspettate».

«In primo luogo, prosegue Eaton –  come pastora di questa chiesa, voglio riconoscere che questa decisione riguarda molte persone, specialmente quelle le cui gravidanze si sviluppano in situazioni complesse e le persone che le amano. Molte di loro si trovano ora ad avere un potere morale limitato perché la legge federale non garantisce più l’accesso all’aborto legale e sicuro. Si trovano già ad affrontare difficili questioni morali e la decisione della Corte Suprema non fa che aumentare la loro angoscia. Come ci ricorda la nostra dichiarazione sociale, abbiamo sia la libertà che l’obbligo di servire i vicini in situazioni complesse. Come Chiesa, siamo chiamati in questo momento a riconoscere e sostenere spiritualmente le persone che stanno lottando.

In secondo luogo, in qualità di presidente, voglio ricordare a questa Chiesa che, nonostante questo nuovo panorama giuridico, noi continuiamo a dipendere dal nostro insegnamento sociale come guida. La nostra dichiarazione sociale fornisce il quadro morale per il discernimento e il ministero comunitario della nostra Chiesa, tenendo in tensione sia la forte presunzione cristiana di preservare e proteggere tutta la vita, sia le complesse situazioni morali in cui talvolta si verifica la gravidanza. Il nostro insegnamento sociale è complesso e non si attiene a categorie o etichette chiare come “pro-aborto” o “anti-aborto”».

Anche il presidente Joe Biden si è affrettato a condannare l’azione della Corte. «È un giorno triste per la Corte e per il Paese», ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca poche ore dopo l’annuncio della sentenza. «La Corte ha fatto ciò che non aveva mai fatto prima: togliere espressamente un diritto costituzionale che è così fondamentale per tanti americani… . Mi lascia sbalordito».

Senza la norma nota come Roe vs Wade, il diritto all’aborto cambierà rapidamente negli Stati Uniti. Tredici Stati con “leggi di attivazione” scritte per entrare in vigore non appena la Roe sarà annullata, vieteranno l’aborto entro 30 giorni. In molti altri Stati, dove le leggi antiabortiste sono state bloccate dai tribunali, ci si aspetta che la legislazione riemerga.

Da quando la Corte Suprema ha stabilito nel 1973 che l’aborto è costituzionalmente protetto, c’è stata una campagna continua per vietare o limitare fortemente l’accesso ai servizi di aborto sicuro. Nel 2021 ci sono state più leggi di questo tipo approvate dagli stati che in qualsiasi altro anno dal 1973.

Anche l’agenzia stampa Nev – Notizie evangeliche offre ampio spazio alla vicenda riportando in particolare le parole del professor Paolo Naso, coordinatore della Commissione studi della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.