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Assange, il premio Nobel Esquivel all’incontro in Fnsi: «Estradizione sarebbe una condanna a morte»

«La Gran Bretagna ha deciso l’estrazione di Julian Assange: che se avvenisse sarebbe la sua condanna a morte. Ci rivolgiamo a tutti i giornalisti che lottano per la libertà, affinché reclamino la libertà di Assange, che con coraggio civico ha denunciato e pubblicato documenti che testimoniavano la violazione dei diritti umani e dei popoli da parte degli Usa».

Lo ha ribadito il premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel intervenendo da remoto alla conferenza stampa organizzata nelle sede della Fnsi per rilanciare il suo appello contro l’estradizione negli Stati Uniti del giornalista australiano, dopo la decisione della ministra dell’Interno del Regno Unito, Priti Patel.

«Siamo di fronte a una minaccia alla libertà di stampa e a un grave avvertimento per tutti coloro che mettono in discussione le politiche repressive e le gravi violazioni commesse dagli Stati Uniti», ha aggiunto. Denunciandole, Julian Assange «esercitava la libertà di stampa, diventando per questo vittima di una politica di repressione degli usa. Noi – ha concluso – reclamiamo la sua libertà».

Negli Stati Uniti il fondatore di Wikileaks rischia fino a 175 anni di carcere in base all’Espionage Act, una legge del 1917. La sua colpa: aver diffuso documenti riservati contenenti anche informazioni su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan.

«Credo che questa sia una battaglia che debbano sposare tutti i mezzi di informazione: insieme alla libertà di Assange è in gioco il diritto a essere informati e a conoscere», ha rilevato il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso. «Ad Assange – ha proseguito – viene  contestata in maniera impropria un reato di spionaggio quando la sua attività ha consentito di conoscere informazioni di interesse pubblico svelando gli errori compiuti dall’America in alcune campagne. Ritengo che il provvedimento di estradizione sottoscritto dalla ministra britannica Priti Patel sia un provvedimento di cui un Paese che si dichiara democratico non possa andare fiero. Rendere pubbliche informazioni, anche coperte da segreto, se ci sono interesse pubblico e rilevanza sociale non può essere mai un reato».

Moderati da Vincenzo Vita, dell’associazione Articolo21, all’iniziativa sono intervenuti, fra gli altri, l’ex magistrato Armando Spataro; Tina Marinari di Amnesty International Italia; il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli; il segretario dell’Usigrai, Daniele Macheda; il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti; i senatori Gianni Marilotti e Roberto Rampi; Andrej Hunko, esponente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa; la professoressa Grazia Tuzi; Franco Ippolito, presidente della Fondazione Basso; Giuseppe Gaudino dell’Associazione nazionale autori cinematografici; la giornalista Stefania Maurizi; l’attrice Laura Morante.

Per il presidente Bartoli, che ha dato l’adesione del Consiglio dell’Ordine all’appello, «nei confronti di Julian Assange siamo di fronte a un crimine internazionale contro la libertà di informazione. Invece di assegnargli il premio Pulitzer gli si prospetta il rischio oltre un secolo e mezzo di reclusione. Penso – ha incalzato – che il governo italiano si debba esprimere, debba fare pressione, è doveroso. L’estradizione di Assange è una decisione che rischia di scrivere un capitolo nerissimo nella storia della democrazia».

A Spataro il compito di ricordare le numerose sentenze della Corte europea dei diritti dell’Uomo a tutela della libertà di stampa, «che non può subire restringimenti quando si esercita rendendo noto al mondo non solo fatti di interesse pubblico ma, come in questo caso, crimini contro umanità». E da qui l’esortazione alla comunità internazionale: «Non può tacere».

Per Tina Marinari «il giorno in cui Julian Assange sarà condannato, ad essere condannata con lui sarà la libertà di stampa». Mentre Daniele Macheda si è detto «per nulla tranquillo sapendo che c’è un giornalista che rischia il carcere a vita per aver fatto il suo lavoro». E Franco Ippolito ha rimarcato: «Quello che distingue la democrazia dall’autocrazia è la possibilità dell’opinione pubblica di conoscere e discutere. Quella di Assange – ha detto – deve essere la battaglia di tutti i cittadini, che devono fare pressione sulle istituzione per salvare Assange e con lui la libertà di tutti i giornalisti e il diritto dei cittadini di conoscere».

A chiudere la conferenza stampa la giornalista Stefania Maurizi, che ha ripercorso la vicenda di Assange, raccontata anche nel libro “Il potere segreto”. «Chi ha denunciato crimini di guerra è in prigione da 12 anni; chi quei crimini li ha commessi non ha scontato un’ora di carcere», ha osservato. «La colpa di Julian? Aver divulgato 700mila documenti del governo americano che i principali giornali di tutto il mondo hanno ripreso e pubblicato», ha evidenziato. «Se riusciranno ad estradarlo – ha concluso – non lo vedremo più».

La registrazione della conferenza stampa di presentazione dell’appello del premio Nobel per la pace Adolfo Pérez Esquivel contro l’estradizione negli Usa di Julian Assange è disponibile sulla pagina Facebook della Fnsi.

 Fonte originaria Fnsi.it