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Se Cristo riempie i nostri templi

Dalla bocca dei bambini e dei lattanti hai tratto una forza
Salmo 8, 2

I capi sacerdoti e gli scribi, vedute le meraviglie che aveva fatte e i bambini che gridavano nel tempio: «Osanna al Figlio di Davide!», ne furono indignati e gli dissero: «Odi tu quello che dicono costoro?»
Matteo 21, 15-16

I versetti di oggi ci invitano a riportare sempre di nuovo Cristo nei nostri templi, a farne l’occupante più importante. Il nostro tempio è tre cose insieme: la comunità locale in cui viviamo la nostra spiritualità, la nostra confessione o denominazione particolare, l’ecumene mondiale. Ebbene, se noi non lasciamo a Cristo l’onore, la facoltà e il compito di riempire il tempio, tradiamo il compito di vivere cristianamente. Nella nostra comunità locale, la nostra spiritualità è vissuta come un cercare solo il proprio benessere, come un voler affermare se stessi? La nostra denominazione impiega tutto il tempo e le proprie energie solo per perpetuare se stessa, ripiegata su di sè e sulla propria specificità? L’ecumenismo è da noi vissuto con timore e sospetto, con l’incapacità di apprezzare lo specifico di cui l’altro è portatore? A tutti questi livelli, la domanda è sempre la stessa: il tempio è diventato più importante di Cristo? Il tempio torna al suo scopo, e noi da suoi custodi torniamo alla vocazione di cristiani, se Cristo lo occupa e lo riempie. I bambini sono i “piccoli”, preferiscono giocare anziché fare la guerra, come anche deboli ed emarginati, gli umani che per gli altri vengono sempre dopo, eventualmente. Se Cristo riempie il tempio, di nuovo in quel tempio stantio e sempre uguale a se stesso, avviene il miracolo: zoppi e ciechi vengono guariti, orfani e vedove passano davanti agli altri per cura e importanza, i bambini possono liberamente e gioiosamente esprimersi, urlare e dare fastidio a chi pensa di essere già arrivato e sapere tutto, ed è impegnato solo a conservare la propria autorevolezza e lo status quo. Gli emarginati hanno un interesse minore a conservare lo status quo, sono liberi di guardare avanti con entusiasmo al nuovo mondo, più giusto, più sano, che il Signore vuol far nascere. Questo è far occupare e riempire a Cristo il tempio, nelle sue varie accezioni, per poter cantare insieme agli ultimi: “Osanna al figlio di Davide!”. Amen.