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Immorale rimpatriare in Ruanda i richiedenti asilo

I leader della Chiesa d’Inghilterra hanno chiesto al Governo di Boris Johnson di fermare il piano che prevede che gli immigrati entrati illegalmente nel Regno Unito siano trasportati in aereo in Ruanda, dove attenderanno l’esito della loro richiesta d’asilo.

L’accordo siglato tra Regno Unito e Ruanda non solo deroga e mette apertamente in discussione il principio dell’asilo territoriale, vale a dire il diritto di accedere alla procedura di asilo (nazionale) al momento dell’ingresso nel paese, ma avanza anche l’idea che gli Stati possano pagare per liberarsi delle responsabilità sottoscritte ai sensi della Convenzione di Ginevra del 1951 (il governo del Regno Unito pagherà al Ruanda 120 milioni di sterline iniziali per lo sviluppo economico e la crescita, e si occuperà dei costi operativi del programma, insieme alle spese di alloggio e integrazione).

In questo modo l’accordo minaccia di rimodellare il regime di protezione globale, trasformandolo da un sistema guidato da un impegno morale condiviso a uno transazionale in cui i paesi che sono disposti a ospitare ancora più rifugiati faranno leva per concludere accordi commerciali, di cooperazione economica o sviluppo. 

Diverse le critiche contro l’iniziativa del governo. Lunedì, in una lettera dai toni aspri pubblicata sul Times, gli arcivescovi di Canterbury e di York, insieme a oltre 20 vescovi, hanno denunciato l’accordo come “immorale” e hanno affermato che porta “vergogna” alla Gran Bretagna.

Il Governo afferma che la politica è necessaria per reprimere i trafficanti di persone che traggono profitto dal trasporto di persone attraverso la Manica su piccole imbarcazioni.

«Indipendentemente dal fatto che il primo volo di espulsione lasci oggi (ieri 14 giugno ndr) la Gran Bretagna per il Ruanda, questa politica dovrebbe farci vergognare come nazione», scrivono i leader anglicani.

«La vergogna è nostra, perché la nostra eredità cristiana dovrebbe ispirarci a trattare i richiedenti asilo con compassione, equità e giustizia, come abbiamo fatto per secoli».

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, aveva già pubblicamente criticato l’accordo tra Regno Unito e Ruanda nel suo sermone della domenica di Pasqua quando ha affermato che solleva «serie questioni etiche» ed è “l’opposto della natura di Dio».

Non si sono fatte attendere le reazioni critiche del Governo ai commenti del primate anglicano a cui è stato suggerito di stare fuori dalla politica.

 

Ieri infine l’enorme colpo di scena. Il piano di Boris Johnson di inviare un volo inaugurale di richiedenti asilo in Ruanda è stato abbandonato dopo una drammatica sentenza da parte della Corte europea dei diritti umani. Fino a sette persone giunte nel Regno Unito in cerca di rifugio avrebbero dovuto essere trasferite nel Paese dell’Africa orientale .

Ma una sentenza della Cedu, la Corte europea dei diritti umani,  su uno dei sette casi, ha permesso agli avvocati degli altri sei di presentare una richiesta di asilo all’ultimo minuto. La decisione è un colpo significativo e imbarazzante per Boris Johnson e la sua segretaria agli Interni, Priti Patel, che avevano promesso di iniziare a inviare migliaia di richiedenti asilo a 4.000 miglia verso il Paese dell’Africa orientale.

La notizia arriva poche ore dopo che il primo ministro ha minacciato di far uscire il Regno Unito dalla Cedu e ha accusato gli avvocati di aiutare i criminali che sfruttano i rifugiati nella Manica. La legalità della politica di invio di profughi intercettati in Inghilterra a migliaia di chilometri, in Ruanda, sarà verificata in un’udienza in tribunale il mese prossimo.

Il volo, il cui costo è stimato in 500.000 sterline, era già stato pagato con fondi pubblici, ha confermato una fonte governativa. Il governo britannico ha versato 120 milioni di sterline come anticipo sull’accordo con il Ruanda. Il governo ha rifiutato di dire quanto ha pagato per le spese legali e non ha detto quanto prevede di pagare per i futuri voli, l’alloggio e i costi di vita di tutti coloro che dovrebbero venire inviati in Ruanda.

 

La Ceduha esaminato il caso di un richiedente asilo iracheno di 54 anni che ha attraversato la Manica in barca. Il mese scorso ha chiesto asilo nel Regno Unito adducendo un pericolo per la sua vita in Iraq. Cinque giorni dopo, gli è stato notificato un avviso di intenti che indicava che il Ministero dell’Interno stava valutando di considerare inammissibile la sua richiesta di asilo e di trasferirlo in Ruanda.

Un medico del centro di detenzione ha rilasciato un rapporto in cui si afferma che potrebbe essere stato vittima di tortura. Gli è stato quindi notificato un ordine di allontanamento verso il Ruanda per il 14 giugno 2022. Una lettera del tribunale ha dichiarato che il richiedente asilo non doveva essere allontanato martedì sera.

La Cedu ha dichiarato di aver tenuto conto in particolare delle prove che i richiedenti asilo trasferiti dal Regno Unito al Ruanda non avranno accesso a procedure eque ed efficienti per l’accertamento del loro status. 

Uno stop clamoroso per un’iniziativa che sta raccogliendo critiche enormi sorpattutto fra le chiese britanniche.

 

Nella foto Stephen Cottrell e Justin Welby