13giugnocec

La pandemia che ha rovesciato il mondo

Con un documento presentato al Sinodo di Missione 21 (il tredicesimo) – tenutosi il 10 giugno -, la vice segretaria generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Isabel Apawo Phiri, ha offerto numerose informazioni su «quanto la pandemia abbia cambiato il mondo e la prospettiva globale». 

Missione 21 è una comunità mondiale di chiese e organizzazioni partner in Africa, Asia, Europa e America Latina. Insieme l’impegno è per aiutare a vivere una vita dignitosa. Fornisce cooperazione allo sviluppo sostenibile e assistenza umanitaria, crea spazi per lo scambio interculturale e la cooperazione interreligiosa e promuove la comprensione dei contesti globali.

 

Il tema generale del sinodo era «Vivere, guarire, condividere: insieme per il nostro mondo». 

Phiri, ha riflettuto su quanto la pandemia abbia cambiato il mondo, per come lo conoscevamo prima: «La pandemia – ha detto Phiri – ha mostrato la fragilità del nostro mondo e tutti i rischi (noti da tempo) che sono stati ignorati per decenni, inclusi i sistemi sanitari inadeguati, le lacune nella protezione sociale, le disuguaglianze strutturali, il degrado ambientale, la crisi climatica e i conflitti armati», ha proseguito Phiri. 

«Intere regioni che stavano facendo grandi progressi nella direzione giusta, ossia verso l’eliminazione della povertà e verso la riduzione delle disuguaglianze, purtroppo, sono state riportate indietro di anni nel giro di pochi mesi».

Il documento ha poi delineato quanto le chiese abbiano risposto ai cambiamenti. 

«La pandemia di Covid-19 ha avuto un immenso impatto su ogni sfera della vita – ha continuato Phiri –. La morte di così tante persone ha generato paure e dolore. 

Mentre la maggior parte dei pazienti colpiti da Covid-19 si è fortunatamente ripresa, il costo umano della pandemia è stato – e continua ad essere – devastante e tragico», ha osservato Phiri. 

«La pandemia ha anche mostrato la fragilità e l’inadeguatezza del sistema economico globale. I paesi già alle prese con risorse limitate sono stati colpiti in modo ancora più grave».

Phiri, infine, ha osservato che «il razzismo, la discriminazione e la xenofobia assumono forme sempre nuove, nelle diverse parti del mondo. Fenomeni repressivi, anche istituzionali, sono visibili ovunque; così lo sono alcune leggi, spesso applicate senza considerare disuguaglianze, come avvenuto in tempo di pandemia con le chiusure forzate». 

L’emergenza di Covid-19 ha prodotto anche «l’esplorazione di misure “palliative” e preventive per contenere il virus e ridurre la perdita di vite umane. Nei due anni trascorsi dall’inizio della pandemia, il Consiglio ecumenico delle chiese, pur lavorando a distanza, ha riorientato il proprio lavoro per fornire alle chiese del mondo strumenti utili per poter affrontare le sfide sanitarie e pastorali imposte dalla pandemia; consigli per svolgere il proprio ministero in presenza di malattie e decessi. In breve, nonostante le sfide che la pandemia ha imposto al Cec, in quanto organismo ecumenico, abbiamo registrato quanto “la comunione mondiale delle chiese” sia stata comunque in grado di catalizzare la testimonianza pubblica e comunitaria nel segno della solidarietà, della giustizia e della pace».