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Nudi davanti a Cristo

Il Signore giudica i popoli
Salmo 7, 8

Noi tutti dobbiamo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo, sia in bene sia in male 
II Corinzi 5, 10

Il versetto tratto dalla seconda lettera dell’apostolo Paolo ai Corinzi, suggeritoci oggi dal Lezionario Un giorno una parola, è il gran finale di un brano (4, 16-5, 10) nel cui sottofondo suona la musica: non ci scoraggiamo, siamo pieni di fiducia, siamo sempre pieni di fiducia. Mentre moriamo. L’apostolo ci disegna, ci dipinge nell’anima il processo del disfacimento con delle immagini impressionanti: la nostra casa diventa una tenda, la nostra tenda un vestito, sparendo il vestito rimango nudo. Io. Io davanti al tribunale di Cristo. Ecco il processo: casa, tenda, vestito, noi nudi davanti a Cristo. Casa, tenda, vestito: tutto ciò che mi copre, tutto ciò che mi protegge, tutto ciò che è visibile di me, che mi rappresenta, va in crisi e si dissolve. Casa, tenda, vestito, ciò che mi dà fiducia, ciò che mi dà coraggio, man mano che andiamo avanti, va in crisi e sparisce.

Quel che rimane sono io. Nudo. E Cristo. Io nudo davanti a Cristo. Io mortale davanti al Cristo vivo. Affinché ciò che è mortale sia assorbito dalla vita. Assorbito dalla vita di Cristo. Investito dalla vita di Cristo. Rivestito dalla vita di Cristo. Ricoperto, protetto dalla tenda di Cristo. Dalla casa di Dio. Da ciò che mi dà fiducia e coraggio.

Da questo tribunale, davanti al quale siamo apparsi prima dei tempi in questa parola, ripartiamo nella nostra vita contraddittoria, in crisi mortale. Cantando: siamo sempre pieni di fiducia. Assorbiti dalla vita di Cristo, per assorbire a nostra volta, coprire le nudità, ricostruire la cristianità.