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La conseguenza del peccato

Le mie iniquità sorpassano il mio capo; sono come un grave carico, troppo pesante per me
Salmo 38, 4

Cristo ha cancellato il documento a noi ostile, i cui comandamenti ci condannavano, e l’ha tolto di mezzo, inchiodandolo sulla croce
Colossesi 2, 14

Fin dall’inizio, questo meraviglioso Salmo 38 celebra il dono della fede. Il credente si trova subito davanti a sé il “Tu” di Dio: “Signore, non rimproverarmi nella tua collera” (v. 1). Anche se il peccato non nuoce mai a Dio, il peccato è sempre contro Dio, come leggiamo nel Salmo 51, 4: “Ho peccato contro te, contro te solo”. La conseguenza del peccato, infatti, apre una ferita nel cuore e coinvolge tutta la persona, “Sono curvo e abbattuto, triste vado in giro tutto il giorno” (v. 6). 

Questa sua condizione esistenziale il salmista la mette davanti a Dio: “Signore, ti sta davanti ogni mio desiderio, i miei gemiti non ti sono nascosti” (ver. 9).

Alla ferita poi si aggiunge l’abbandono da parte degli amici, dei compagni e dei parenti. È lo stesso abbandono che Gesù assume culla croce “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Marco 15, 34). “Gesù abbandonato” prende su sé tutto il peso del peccato dell’umanità. 

E prima ancora, durante l’interrogatorio di Pilato, Gesù rimane in silenzio! Grazie a quel silenzio, il credente di oggi, può esclamare con il salmista: “In te spero, o Signore; tu risponderai, o Signore, Dio mio!” (v. 15). Bellissima affermazione che avvicina il credente alla misericordia di Dio: “O Signore, non abbandonarmi; Dio mio, non allontanarti da me;affrèttati in mio aiuto, o Signore, mia salvezza!” (vv. 21-22).

O Dio, mediante la tua misericordia, rafforza noi, che siamo esposti alle violente tempeste delle ansie e delle tentazioni. Aiutaci contro ogni nostra negligenza e viltà, e difendici dall’inganno del nostro cuore bugiardo. Soccorrici, te ne supplichiamo, e portaci in salvo, nella pace e nella gioia” (Agostino d’Ippona).