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Il richiamo della montagna

Sono 302 su 571 presentate le domande ammesse al finanziamento nell’ambito del bando della Regione Piemonte che offre incentivi per chi sceglie di trasferirsi da una città italiana in uno dei piccoli comuni delle montagne piemontesi dal valore totale di oltre 10 milioni di euro. Gli ammessi al finanziamento riceveranno un contributo che varia da un minimo di 10.000 ad un massimo di 40.000 euro.

Un’iniziativa che il governatore Alberto Cirio e l’assessore alla Montagna Fabio Carosso non hanno esitato a definire di grande successo e che ha visto una forte adesione da parte dei cittadini non solo del Piemonte ma anche di altre regioni, confinanti come la Lombardia e la Liguria, o più lontane, come Sardegna, Puglia, Calabria, Sicilia ed Abruzzo. Per quanto riguarda le destinazioni è la provincia di Torino a farla da padrona, con 116 domande accolte, seguita da Cuneo con 79, Biella con 42, Alessandria con 25, Verbano Cusio Ossola con 21, Vercelli con 11, Novara con 5 e, a chiudere, Asti con 3. La maggior parte delle richieste ammesse, pari a 164, è arrivata dalla fascia d’età compresa tra i 33 e i 42 anni, seguita con 75 dalla fascia 23-32. Anche Uncem, attraverso le parole del suo presidente regionale Roberto Colombero, accolto con favore l’iniziativa «Sono numeri importanti – afferma – che confermano le nostre aspettative dopo il successo dell’iniziativa analoga dell’Emilia Romagna. Si tratta di un segnale positivo dato dalla Regione, anche se per dare una valutazione occorre attendere che il processo si completi, ma è comunque un’iniziativa che testimonia l’interesse per le zone montane e non possiamo che accoglierla con soddisfazione»

Un segnale positivo che, però non deve e non può rappresentare un punto di arrivo, ma va inserito nel contesto di una strategia più articolata basata sui servizi e sugli strumenti di governance «Siamo tutti consapevoli che non sarà questa misura a salvare e ripopolare la montagna – avverte Colombero – A iniziative di questo tipo è necessario accompagnare una vera e propria strategia per definire i livelli essenziali dei servizi, a partire dall’assistenza e sanità, scuola e formazione e mobilità e trasporti. Oltre a questo, ma non meno importante, è fondamentale ricostruire gli strumenti che creano sviluppo: stiamo assistendo da ormai 10 anni allo sfascio completo delle architetture istituzionali dei comuni montani, a partire dalla folle cancellazione delle comunità montane»

Parlando di strategie è inevitabile il riferimento ai fondi del Pnrr il cui processo, per quanto concerne le zone montane, è partito decisamente con il piede sbagliato «Ancora prima che partissero i bandi – conclude Colombero – come Uncem abbiamo denunciato, rimanendo inascoltati, che c’era qualcosa che non andava. Il risultato è che, a oggi, stiamo perdendo un’occasione unica: la ricaduta sui territori è davvero esigua e, in più, la formula scelta ha avuto solo l’effetto di mettere in contrapposizione comuni e territori in una corsa folle ai finanziamenti. Questo non crea sistema, aggregazione e comunità, che sono tutto ciò di cui i territori hanno bisogno, specialmente quelli montani».