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Il Regno Unito pronto alla deportazione in Ruanda delle persone migranti

Il 10 maggio il governo britannico ha annunciato che «questa settimana» informerà il primo gruppo di migranti destinati a essere trasferiti in Ruanda del loro destino.

«Il primo gruppo di migranti illegali che non hanno diritto di restare nel Regno Unito sarà informato questa settimana della nostra intenzione di trasferirli in Ruanda nell’ambito del nuovo partenariato per la migrazione e lo sviluppo economico», si legge in un comunicato stampa del governo britannico del 10 maggio.

I migranti che hanno attraversato la Manica «sono tra coloro a cui saranno notificati gli avvisi», ha chiarito il testo. Il governo ha inoltre dichiarato di avere il potere di trattenere le persone in attesa del loro allontanamento dal Regno Unito.

Il Ministro degli Interni britannico Priti Patel ha dichiarato nel comunicato che queste notifiche sono «solo la prima fase del processo» e che «non si farà scoraggiare nell’agire per realizzare i cambiamenti che il popolo britannico ha votato, per riprendere il controllo del nostro denaro, delle nostre leggi e dei nostri confini».

Il piano per il Ruanda è stato concepito dal governo come un deterrente per «avvertire i migranti che potrebbero non essere ammessi al sistema di asilo del Regno Unito perché hanno viaggiato attraverso Paesi sicuri dove avrebbero potuto e dovuto chiedere asilo». Annunciato ad aprile, il progetto mira a esternalizzare il trattamento delle richieste di asilo in Ruanda, a oltre novemila km di distanza.

Il governo britannico sta affrontando almeno sei ricorsi legali al suo piano, presentati da organizzazioni per i diritti dei migranti. Patel le ha definite un tentativo di «vanificare il processo e ritardare gli allontanamenti». Ha anche criticato quelli che in passato ha definito «avvocati di sinistra» che bloccano gli ordini di deportazione.

La Croce Rossa britannica e il Consiglio per i Rifugiati hanno pubblicato un rapporto congiunto l’11 maggio, esprimendo il timore che «la deportazione e il trattamento duro mettano i richiedenti asilo a maggior rischio di povertà e sfruttamento».

Sonia Hicks e Barbara Easton, presidente e vicepresidente della Conferenza metodista britannica, si sono unite a molti leader religiosi britannici, per scrivere ai parlamentari in vista del voto che ha portato infine all’approvazione del Nationality and Borders Bill, esortandoli a usare la loro influenza per apportare modifiche alla legge.

«Stiamo scrivendo come un gruppo di leader cristiani – si legge nel testo – , provenienti da denominazioni e tradizioni in tutto il Regno Unito,. Vogliamo cogliere quest’ultima opportunità per chiarire la nostra posizione sul Nationality and Borders Bill

I gruppi di fede sono stati espliciti sulle nostre preoccupazioni riguardo alla nuova legge fin dall’inizio del processo. Abbiamo chiarito come riteniamo che tali nuove norme non riescano a sostenere i principi e i valori del Regno Unito, creando ostilità e favorendo la discriminazione contro alcune delle persone più vulnerabili del mondo. Solo nelle ultime settimane siamo stati testimoni della compassione e dell’impegno apparentemente senza limiti mostrati dai cittadini britannici che hanno accolto i rifugiati ucraini nelle loro vite e nelle loro case. Eppure il Nationality and Borders Bill contraddice direttamente questo approccio. Troviamo difficile capire le implicazioni pratiche e le loro ricadute, se non che causeranno difficoltà, criminalizzeranno persone innocenti e spezzeranno le famiglie.

In questo periodo che segue la Pasqua, come cristiani celebriamo una nuova vita e una nuova speranza. La nostra fede ci dice che la speranza che Dio ci ha dato nella nuova vita dovrebbe influenzare il modo in cui trattiamo il nostro prossimo, da qualunque parte provenga.

Le Chiese in tutto il Regno Unito continueranno ad affiancare coloro che rimangono con un disperato bisogno della nostra amicizia e accoglienza».

Secondo le organizzazioni di solidarietà, un richiedente asilo ruandese in Gran Bretagna era talmente spaventato dalla possibilità di essere deportato nel Paese da cui era fuggito che stava per nascondersi e per non accedere al sostegno tanto necessario.

L’amministratore delegato del Refugee Council, Enver Solomon, ha dichiarato: «Sentiamo storie tragiche sul grave impatto sulla salute mentale, tra cui bambini giovani e vulnerabili che sono terrorizzati da ciò che accadrà loro, con segnalazioni di autolesionismo. Temiamo che il governo non veda il volto che si cela dietro il caso e dovrebbe fare molto di più per esercitare il suo dovere di cura nei confronti delle persone vulnerabili».

Solomon ha aggiunto che «si tratta di uomini, donne e bambini che hanno già subito molti traumi e sconvolgimenti. Queste nuove misure non affrontano le ragioni per cui le persone intraprendono viaggi pericolosi verso il Regno Unito, e quindi faranno ben poco per scoraggiare l’arrivo di persone, ma creeranno solo più sofferenza umana, angoscia e caos con conseguenze pericolose e di vasta portata per le persone vulnerabili che hanno semplicemente bisogno di sicurezza. Esortiamo il governo a ripensare immediatamente ai suoi piani e a concentrarsi sulla gestione di un sistema di asilo ordinato, umano ed equo».