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Scuse della Chiesa anglicana per le leggi antiebraiche di 800 anni fa

Ieri, in occasione dell’800° anniversario del Sinodo di Oxford, presso la Christ Church Cathedral di Oxford si è svolta una cerimonia interreligiosa con il rabbino capo Ephraim Mirvis, il capo della Chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury, e un vescovo della Chiesa cattolica romana.

Il Sinodo di Oxford decretò regole che vietarono le relazioni sociali tra ebrei e cristiani, obbligarono gli ebrei a indossare distintivi identificativi, imposero agli ebrei una decima da pagare alla chiesa, proibirono loro numerose professioni e vietarono la costruzione di nuove sinagoghe.

A queste leggi seguirono restrizioni sempre più draconiane negli anni successivi, comprese le restrizioni sulla proprietà e sul passaggio delle eredità ai propri figli, culminate nell’ordine di re Edoardo I nel 1290 di espulsione dall’Inghilterra di tutti gli ebrei.

Si stima che tra i 2000 e i 3000 ebrei furono costretti a lasciare il paese, migrando verso destinazioni diverse come la Scozia, la Francia e la Polonia. Agli ebrei fu proibito di mettere piede in Inghilterra fino a quando il governo repubblicano di Oliver Cromwell non revocò l’espulsione negli anni Cinquanta del Seicento.

Sebbene l’espulsione sia anteriore alla creazione della Chiesa protestante d’Inghilterra avvenuta nel 1534, l’arcivescovo di Canterbury ha sottolineato che era giusto per i cristiani formulare le scuse per le “vergognose azioni” compiute verso gli ebrei e che la cerimonia è stata un’opportunità per «pentirsi, ricordare e ricostruire». «Preghiamo perché ispiri i cristiani di oggi a rifiutare le forme contemporanee di antigiudaismo e antisemitismo e ad apprezzare e ricevere il dono dei nostri vicini ebrei», ha affermato Welby.

Questa presa di posizione si inserisce nel solco del documento pubblicato nel 2019 dalla Chiesa anglicana in cui si affermava che gli atteggiamenti cristiani nei confronti dell’ebraismo nel corso dei secoli avevano fornito «un fertile terreno per l’antisemitismo omicida». Gli anglicani e gli altri cristiani non solo devono pentirsi dei “peccati del passato”, ma sono chiamati a sfidare attivamente gli atteggiamenti e gli stereotipi antiebraici di oggi, afferma il documento.

Nel suo intervento, il rabbino capo Ephraim Mirvis, pur riconoscendo lo sforzo della chiesa di assumersi le sue responsabilità nella persecuzione degli ebrei, ha criticato il fatto che gli ebrei siano ancora per alcuni cristiani “una preda da inseguire e convertire”.

Sull’opera di evangelizzazione che i cristiani compiono verso gli ebrei è tornato Tony Kushner, professore di relazioni tra ebrei e non ebrei alla Southampton University, che ha dichiarato: «Questo è il passo più difficile per la chiesa. Accettare che le diffamazioni di sangue, i massacri e le espulsioni fossero sbagliati è semplice… ma accettare che gli ebrei abbiano una validità religiosa è più impegnativo».

L’evento di domenica ha avuto particolare risonanza dal momento che, secondo l’organizzazione benefica ebraica Community Security Trust, l’antisemitismo nel Regno Unito ha raggiunto livelli record nel 2021, con un aumento del 34% rispetto al 2020.

 
Foto: Christ Church Cathedral, Oxford (da Wikimedia Commons)