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Un ritorno alle comunità nella speranza

Si è concluso il 25 aprile a Firenze il Convegno di primavera del Segretariato Attività ecumeniche (Sae) incentrato sul tema «Sinodalità: prospettive ecumeniche». A Casa Aurora, struttura della Chiesa avventista all’interno del campus dell’Istituto avventista di cultura biblica, i partecipanti arrivati dal nord e dal sud d’Italia hanno vissuto un’esperienza sinodale. La scelta del tema ha preso spunto dal processo sinodale in atto fino al 2025 nella Chiesa cattolica italiana che interessa anche le chiese sorelle. Monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola-Carpi e vicepresidente della Conferenza episcopale italiana ha detto: «Il metodo dell’ascolto è la vera rivoluzione per noi cattolici. Papa Francesco ha suggerito di partire dalla consultazione dell’intero popolo di Dio. Questo ci aiuterà a discernere il sensus fidei, che non è solo dei battezzati perché lo Spirito opera anche fuori dai confini visibili della Chiesa. Se abbiamo il coraggio di ascoltare davvero tutti, forse questo cammino sinodale sarà un momento di svolta nelle nostre chiese». «Nella fase “sapienziale”, ha osservato il vescovo, diventerà ancora più importante il rapporto vivo con le altre chiese perché molte hanno una pratica di lettura del sensus fidei fidelium più esercitata della Chiesa cattolica».

In dialogo con Castellucci, Serena Noceti, docente all’Istituto superiore di Scienze religiose della Toscana e socia fondatrice del Coordinamento teologhe italiane, ha rilevato che «chiesa sinodale è la chiesa che cammina insieme perché decide e opera insieme». Tra i passi da fare occorre ascoltare le voci dissonanti e le voci dei poveri, rafforzare la coscienza di laici e laiche, ripensare la parrocchia, i seminari e l’esercizio dell’autorità. Secondo la teologa il Sae e coloro che vivono il cammino ecumenico possono aiutare il percorso della Chiesa cattolica italiana «nel valorizzare l’unità nella pluralità, le forme del reciproco riconoscimento e la consapevolezza che come chiese siamo sempre relative al Regno di Dio, al vangelo di Gesù e alle altre chiese».

Pawel Gajewski, docente alla Facoltà valdese Ti teologia, designato presidente del ramo europeo del Sinodo valdese del 2022, esaminando le pratiche di sinodalità nell’area protestante ha messo in luce la valenza dell’assemblea sinodale come massima autorità umana della chiesa che esercita l’episkopé. Il teologo è infastidito da quanti definiscono il Sinodo il Parlamento dei valdesi: «Il Parlamento è completamente laico, prescinde dalle posizioni di fede. Il Sinodo è molto di più». Gajewski vede la sinodalità come il migliore strumento all’interno del cammino ecumenico. La sua relazione ha esaminato anche le forme di sinodalità intraprotestante come la Chiesa evangelica in Germania (Ekd) e la Concordia di Leuenberg, infine la sinodalità ecumenica internazionale rappresentata dalla Conferenza delle Chiese europee e dal Consiglio ecumenico delle Chiese in crisi a causa di problemi nell’ambito dell’Ortodossia e per l’impossibilità di celebrare insieme la Cena del Signore. L’auspicio è che «lo Spirito voglia illuminarci e aprirci a un dialogo vero in modo che pretese assurde possano cedere spazio alla volontà di riconciliarci».

«La sinodalità, parte dell’essenza della Chiesa ortodossa, non riguarda solo il livello gerarchico della chiesa: è un dono dello Spirito in una comunità in cammino» ha detto padre Dionisios Papavasileiou, della Sacra Arcidiocesi ortodossa d’Italia nell’intervista con il teologo Simone Morandini. «Negli ultimi secoli questo sistema si appella maggiormente ai vescovi. A mio avviso c’è un deficit della sinodalità perché tutti i battezzati sono compagni di viaggio con lo stesso valore e responsabilità. Occorre rivedere l’attiva partecipazione dei laici nei loro carismi. Nel 2016 le chiese ortodosse autocefale, eccetto quattro, riunite a Creta hanno bene espresso la sinodalità della Chiesa anche perché erano presenti laici e rappresentanti delle altre chiese che hanno dato un grande impulso al Sinodo». Secondo il presbitero, nella Chiesa indivisa il sistema sinodale funzionava; in seguito un errato uso del potere giurisdizionale, poi definito primato petrino, ha creato divisioni. È bene che il dialogo avvenga anche su questi temi problematici. 

La chiusura del convegno, come l’apertura, è stata della presidente del Sae, la valdese Erica Sfredda: «Abbiamo capito che anche quello ecumenico è un cammino sinodale, soprattutto se consideriamo che il Sinodo non è un parlamento ma un luogo dove il popolo di Dio cammina verso una meta incommensurabile. Tutti noi con il nostro bagaglio e storia camminiamo insieme. Torniamo nelle nostre comunità arricchiti portando la speranza in un mondo di tenebre».

 

Foto di Laura Caffagnini