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La sinodalità nella prospettiva ecumenica

 

È iniziato il 23 aprile a Casa Aurora della Chiesa avventista di Firenze il convegno di primavera del Segretariato Attività Ecumeniche (Sae) dal titolo «Sinodalità: prospettive ecumeniche». Dopo un saluto del presidente del Consiglio delle Chiese di Firenze, Marco Bontempi, e il benvenuto del direttore dell’Istituto avventista di Firenze, Davide Romano, ha introdotto i lavori Erica Sfredda, presidente dell’associazione interconfessionale di laiche e laici per l’ecumenismo e il dialogo a partire dal dialogo ebraico-cristiano. 

Compito del Sae è contribuire alla formazione ecumenica, e il tema della sinodalità, particolarmente in questo periodo di percorso sinodale della Chiesa cattolica, è un’occasione di confronto tra le chiese che possono fare dono le une alle altre delle proprie pratiche ed esperienze particolari, ha detto la presidente. Dopo un ricordo grato del teologo Carlo Molari, recentemente scomparso, offerto dal teologo Simone Morandini del Comitato esecutivo del Sae, la riflessione è iniziata dal versante biblico-teologico con gli interventi di Letizia Tomassone della Facoltà valdese di teologia di Roma e di Riccardo Battocchio, presidente dell’Associazione teologica italiana.

Tomassone ha illustrato la declinazione di sinodalità e le dinamiche storiche del Sinodo nelle Chiese valdesi e metodiste. Elementi salienti sono la partecipazione piena di laici e laiche al Sinodo, organo che deriva la sua autorità dalla conformità alle Scritture e dalla testimonianza interiore dello Spirito Santo. Inoltre il Sinodo è provvisorio e le sue decisioni sono sottoposte all’esame delle chiese locali. Nella storia è stato anche luogo di resistenza a forze esterne, ha detto Tomassone rievocando la Confessione di Barmen del 1934 in cui la Chiesa confessante tedesca si oppose a Hitler nel suo tentativo di asservire il cristianesimo all’ideologia nazista. Il Sinodo, ha concluso, è un’esperienza in cammino che attende sempre nuove aperture verso i soggetti non ancora inclusi.

Riccardo Battocchio ha fatto un’analisi dei termini Sinodo, sinodale e sinodalità in un excursus storico che dai primi Concili o Sinodi della Chiesa indivisa è arrivato a oggi in cui la visione ecumenica può dare alle chiese una nuova comprensione a parole plasticizzate e non aderenti alla realtà. La forma sinodale, a suo parere, potrebbe risolvere la tensione sempre emergente nella chiesa tra comunione e conflitto. Che la chiesa sia “costitutivamente sinodale”, come ha detto il vescovo di Roma, Francesco, non è un’affermazione scontata, ha rilevato il teologo. Occorre proseguire nella strada indicata dal Concilio e occorre anche prestare attenzione al linguaggio: ancora oggi sentiamo nominare i pastori e il popolo di Dio come fossero due realtà distinte e non la stessa chiesa. Infine, ogni chiesa può rapportare la propria comprensione della sinodalità con quella delle altre nella prospettiva dello scambio dei doni.

È seguito un dibattito che ha preceduto, la sera, la celebrazione dell’Eucaristia nell’ottava di Pasqua nella quale da molte voci si è alzata la preghiera per la pace nell’est Europa e nel mondo proprio nella notte in cui nel mezzo del conflitto in Ucraina le chiese ortodosse stavano celebrando la risurrezione di Cristo.

 

Foto di Laura Caffagnini