istock-157708610

Testimoni credibili di una grazia immeritata

Colui che ha disperso Israele lo raccoglie, lo custodisce come fa il pastore con il suo gregge
Geremia 31, 10

Non prego soltanto per questi, ma anche per quelli che credono in me per mezzo della loro parola: che siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato
Giovanni 17, 20-21

I versetti del Nuovo Testamento proposti per oggi dal Lezionario Un giorno una parola sono tratti dalla cosiddetta preghiera sacerdotale, una sorta di testamento spirituale, ove – tra l’altro – il Maestro con misericordia lungimirante guarda alle nostre vite di oggi e ci affida all’amore del Padre.

Quel “siano tutti uno” è riferito a noi a livello personale e come chiese, e richiede un ambito di fede tesa non alla standardizzazione della nostra testimonianza. Nel contempo apre la strada ad una unità di intenti in cui bisogna che ci incamminiamo con i nostri talenti e le nostre debolezze, guardando ad una sola meta: estendere il più possibile la platea dei redenti dall’amore di Dio.

Questo è il progetto di Dio che “Vuole che tutti gli uomini vengano salvati” (cfr. I Timoteo 2, 4). È un progetto che parte dalla notte dei tempi e si concretizza nell’oggi anche attraverso il nostro impegno nell’essere testimoni credibili di una grazia immeritata. La credibilità della nostra testimonianza oscilla tra l’omogeneità e la coerenza tra quanto affermiamo e quanto mettiamo in atto nella vita quotidiana.

In questi giorni tristi di una guerra crudele ed empia, stiamo assistendo ad uno spettacolo osceno e blasfemo dove riscontriamo che due grandi rami del Cristianesimo predicano con sentimenti e parole non consone ai cristiani e non in linea con la volontà di Dio espressa nelle Scritture. 

Stando così le cose, come potrà il mondo credere che quel Cristo, cui questi uomini vestiti di ricchi abiti dicono di rifarsi, sia effettivamente ed efficacemente il Messia atteso, il liberatore mandato dal Padre?