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La Russia espelle anche le organizzazioni umanitarie

«Se il Cremlino cerca di chiuderti vuol dire che stai facendo la cosa giusta».

Con queste parole la segretaria generale di Amnesty International Agnes Callamard ha commentato la chiusura, da parte delle autorità russe, degli uffici di Amnesty a Mosca avvenuta venerdì 8 aprile:

«In uno stato dove attivisti e dissidenti vengono imprigionati, uccisi o esiliati, dove il giornalismo indipendente è calunniato, sospeso o costretto all’autocensura e dove i gruppi della società civile sono messi fuorilegge o liquidati, se il Cremlino cerca di chiuderti vuol dire che stai facendo la cosa giusta. Le autorità si sbagliano profondamente se pensano che, chiudendo il nostro ufficio di Mosca, fermeranno le nostre ricerche e le nostre denunce sulle violazioni dei diritti umani. Continueremo senza sosta a chiedere il rispetto dei diritti umani della popolazione russa. Raddoppieremo i nostri sforzi per denunciare le gravi violazioni dei diritti umani commesse dalla Russia sia in casa che all’estero. Non cesseremo mai di chiedere la liberazione dei prigionieri di coscienza ingiustamente in carcere per aver difeso i diritti umani. Continueremo a difendere il diritto del giornalismo indipendente di denunciare i fatti e ad assicurare che i responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, che siano commesse in Russia in Ucraina o in Siria, siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Detto più semplicemente, non ci arrenderemo».

Il ministero della Giustizia russo lo stesso 8 aprile ha annullato la registrazione di Human Rights Watch, insieme ad Amnesty e ad altri 13 uffici di organizzazioni e fondazioni non governative straniere.

Human Rights Watch ha mantenuto un ufficio in Russia per 30 anni. L’azione è stata annunciata pochi giorni dopo che una corte d’appello ha confermato la liquidazione del gigante russo dei diritti umani, Memorial.

«Human Rights Watch ha lavorato e in Russia sin dall’era sovietica e continueremo a farlo», ha affermato Kenneth Roth, direttore esecutivo di Human Rights Watch. «Questa nuova cortina di ferro non fermerà i nostri sforzi in corso per difendere i diritti di tutti i russi e per proteggere i civili in Ucraina».

La dichiarazione del ministero si riferiva vagamente a violazioni della legislazione russa, ma non c’è dubbio che la mossa faccia parte degli sforzi pluriennali del governo per soffocare le voci critiche in Russia, aumentate dal momento dell’invasione su vasta scala dell’Ucraina, ha affermato Human Rights Watch . 

A marzo, la Russia ha adottato leggi che criminalizzano la cronaca di guerra indipendente e le proteste contro la guerra. Queste sono le più recenti di molte leggi e misure repressive adottate negli ultimi 10 anni che hanno mirato a decimare la società civile e hanno costretto all’esilio centinaia di attivisti, giornalisti, critici e avvocati per i diritti umani.

Human Rights Watch lavora su un’ampia gamma di questioni in Russia, inclusa non solo la repressione delle voci indipendenti ma anche la violenza domestica, i diritti delle persone con disabilità alla parità di trattamento e a un ambiente accessibile e inclusivo, i diritti delle persone anziane a vivere in casa con un sostegno adeguato, i diritti del lavoro e i diritti dei rifugiati e dei richiedenti asilo.

«Costringerci a chiudere il nostro ufficio rafforza la nostra determinazione a denunciare la svolta della Russia verso l’autoritarismo», ha affermato Roth. «Continueremo a lavorare per il giorno in cui il governo russo rispetterà i diritti del suo popolo».

Foto di Murrur: manifestazione di fronte all’ambasciata russa a Helsinki