ginevra

“Demascolinizzare” Dio?

In un recente articolo pubblicato sul sito di Réformés, si legge di un dibattito che sta infiammando la Chiesa protestante di Ginevra (Epg).

Non parlare più di Dio unicamente al maschile, ma “femminizzarlo” o caratterizzarlo attraverso il pronome “iel”: questa è la riflessione lanciata  lo scorso gennaio dai pastori e diaconi della chiesa ginevrina attraverso l’organo che li riunisce, chiamato “Compagnia” (Compagnie) e istituito ai tempi di Calvino. Lo scrive Lucas Vuilleumier di Protestinfo, agenzia stampa che ha rilasciato la notizia, poi ripresa da numerosi media della Svizzera francofona, suscitando diverse reazioni. Da un lato editoriali e lettere di lettori, dall’altro lettere dei membri di chiesa indirizzate alla stessa Epg. Come ha riportato al Concistoro (l’organo deliberativo della chiesa) la presidente Eva Di Fortunato, in diversi hanno espresso preoccupazione e malcontento. Da qui la necessità di chiarire che la “riflessione” sul “genere di Dio” è, al momento, appunto solo una riflessione.

Per placare la tempesta, la moderatrice della Compagnie, la pastora Laurence Mottier, ha ricordato (si legge ancora nell’articolo di Réformés) che «la questione del genere di Dio compariva nelle rivendicazioni portate dallo Sciopero delle donne del 2019, sostenute da un centinaio di firmatari».

Lo sciopero in questione si era tenuto il 14 giugno a livello nazionale, con una vasta partecipazione, anche dalle chiese protestanti, per protestare contro le discriminazioni ancora presenti nella società (e nelle chiese) e chiedere l’eguaglianza. L’iniziativa nasceva in parte sull’istanza dei sindacati contro la revisione della legge federale sull’eguaglianza salariale, adottata nel 2018, peggiorativa, in quanto non prevede sanzioni per il mancato rispetto di tale eguaglianza. Accanto a questo, la protesta riguardava il riconoscimento del lavoro domestico anche in termini economici e la lotta contro ogni forma di violenza contro le donne. Le stime parlano di diverse centinaia di migliaia di persone in tutta la Svizzera.

Ma tornando alla questione di partenza, la pastora Mottier aggiunge che a livello ecclesiastico per il momento «la Compagnia affronterà questo tema fra altri che la impegnano, come la giustizia sociale, l’eco spiritualità o il futuro della Chiesa», a «livello teologico» quindi, ma siamo ancora ben lontani da una dichiarazione istituzionale. Oltretutto, come ha ricordato a tal proposito il prof. François Dermange, ordinario di Etica alla Facoltà di Teologia dell’Università di Ginevra, citato nell’articolo, «le questioni teologiche sono risolte dal Concistoro, in una Chiesa composta in modo uguale da laici e in cui gli orientamenti teologici non possono essere determinati unicamente dalla Compagnia dei pastori e dei diaconi». Se mai si vorrà cambiare il modo di rivolgersi a Dio, insomma, non si potrà evitare una consultazione più ampia; il dibattito si preannuncia lungo e laborioso.