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Orientamenti interculturali. Idee e proposte per l’integrazione di alunne e alunni provenienti da contesti migratori

Dopo un mese dallo scoppio della guerra d’aggressione in Ucraina, viviamo un incubo che pensavamo di essere in grado di contrastare, nel XXI secolo. Si ripete da più parti un senso di incredulità per aver osservato a distanza il sorgere di populismi e di sovranismi, anche nel nostro Paese, che fanno un uso distorto della cultura, della storia e della religione, offrendo strumenti che alimentano il conflitto. Dai valori, che rischiano la costante polarizzazione, si è passati anche allo scontro sul terreno in Ucraina che rischia una catastrofe umanitaria che è anche ambientale e culturale. 

Nel flusso di informazioni e di immagini che scorrono nei media (tv, radio, social), emerge il compito di documentare la sofferenza dei civili e le immani violenze cui sono esposti, ma la guerra è contagiosa e solo in poche trasmissioni si riesce ancora a ragionare in modo equilibrato sulla situazione sul campo, sullo stato dei negoziati, sul contesto geopolitico internazionale che è in rapida trasformazione. È una inedita tragedia nel cuore dell’Europa che è anche una catastrofe del diritto internazionale. La risposta umanitaria con azioni di solidarietà e di accoglienza presenta purtroppo zone d’ombra come rischi di tratta per donne e minori o discriminazioni per il colore della pelle dei profughi.

Quale effetto avrà questo contesto sulle giovani generazioni e sul futuro incerto?

In questi giorni di attesa, non abbiamo notizie di trattative significative verso una tregua duratura, ma dovremmo cercare di capire quali sono i metodi e le condizioni della negoziazione, quali le tecniche per contrastare il ciclo della violenza e costruire la pace. In questi stessi giorni è passata del tutto inosservata la notizia della pubblicazione da parte del Ministero dell’Istruzione degli Orientamenti interculturali, presentati il 17 marzo 2022, che arrivano nel momento in cui diverse scuole accolgono i profughi. 

Il documento – si legge nel comunicato – «aggiorna e attualizza le precedenti Linee guida per l’integrazione degli alunni stranieri del 2014 e si propone di offrire modalità organizzative e indicazioni operative per favorire l’inclusione di ogni studentessa e studente e una dimensione interculturale in ogni istituto». 

Vi sono alcune significative novità. Per la prima volta, si riconosce che questa generazione è «nativa multiculturale», è nata o cresciuta in un contesto caratterizzato dall’incontro tra culture e religioni, dopo un percorso almeno trentennale, dalla pubblicazione della Circolare ministeriale n. 73, 2 marzo 1994, n. 73 «Dialogo interculturale e convivenza democratica: l’impegno progettuale della scuola». Allora si erano gettati i semi per un impegno di lungo periodo che vedeva nella scuola pubblica un ambiente dove apprendere il dialogo interculturale e dove valorizzare la diversità, la laicità, la cittadinanza aperta ai nuovi arrivati, in una parola la cultura della solidarietà, dell’inclusione e della reciproca conoscenza. In questi ultimi anni, il dibattito pubblico ha spesso cercato di sovrastare questi sforzi con sterili chiusure e regressioni. Adesso, con la pubblicazione degli «Orientamenti interculturali» si passa a un potenziamento, come ha affermato il ministro Patrizio Bianchi, anche in sinergia con l’educazione civica che prevede un approccio trasversale e interdisciplinare, ispirato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU, e che trova nelle biblioteche scolastiche innovative un luogo ideale per l’approfondimento e il confronto.

Una seconda novità riguarda l’impegno a rafforzare il contrasto alla povertà educativa, che si è aggravata negli ultimi due anni in seguito alla pandemia, attraverso una più stretta collaborazione con i territori, con i luoghi di cultura, con le associazioni, con le famiglie in vista di “una formazione qualificata, un orientamento al futuro, una rete di relazioni”. Tale approccio valorizza la collaborazione, rilancia il valore della scuola pubblica e democratica, con il ruolo importante dell’alleanza educativa, e ricostruisce un tessuto di relazioni comunitarie all’insegna della vitalità e della progettualità. Per fare in modo che i giovani si sentano protagonisti nello sviluppo di anticorpi democratici e nella costruzione di una pace duratura.