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Isabel Apawo Phiri ai rifugiati: «In voi vedo l’immagine di Dio»

Una delegazione del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), insieme a Act-Alliance ha visitato l’Ungheria, la Romania e l’Ucraina la scorsa settimana.

Il gruppo ecumenico ha riflettuto su come e quanto le chiese stiano facendo (spesso la differenza) per la vita di migliaia di persone in fuga dalla guerra.

La vice segretaria generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Isabel Apawo Phiri, ha affermato di aver avuto conferma in questo periodo di crisi, di guerra e di fuga dalle atrocità, che le chiese cristiane, «sono quasi sempre le prime a rispondere ai bisogni umani nel mondo. Quel che ho potuto vedere in prima persona – ha detto – è stata la solidarietà messa in campo tra i cristiani in fuga e quelli che li accolgono; un fenomeno naturale tra cristiani riconoscersi, e così avviene con la popolazione ucraina, fratelli e sorelle della fede», ha detto Phiri.

«Riconoscere Cristo nella persona bisognosa, l’immagine di Dio, aiuta il percorso della solidarietà, ma bisogna fare attenzione – ha chiosato Phiri – a non dimenticare il prossimo, chiunque esso sia. Il cristianesimo ci insegna che ogni essere umano ha dignità. I neri presenti in Ucraina – afferma – stanno cercando di fuggire dalla guerra come tutti, ma in questo momento non sembrano non godere delle stesse attenzioni riservati ai loro concittadini. Anche loro stanno chiedendo aiuto». Ci sono poi, conclude Phiri, «tanti migranti che fuggono da altre guerre, non ucraini, e che hanno bisogno di aiuto, non dimentichiamoli, non lasciamoli soli».

 

Photo: Albin Hillert/WCC