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Come il mondo valdese visse il secolo dei Lumi

Un saggio densissimo, che Gian Paolo Romagnani dedica al “Secolo dei Lumi”*, in quelli che comunemente sono chiamati gli “Opuscoli del XVII Febbraio”, tradizionalmente editi dalla Società di Studi valdesi, di cui l’autore, professore ordinario di Storia moderna all’Università di Verona, è attualmente presidente. Un cinquantapagine ricchissimo di nomi, luoghi, avvenimenti che colmano un vuoto su un periodo abbastanza trascurato: «Evidentemente il Settecento non gode di buona stampa, né di buona fama fra i valdesi – nota lo storico – in quanto privo di quegli episodi eroici di repressione e resistenza del secolo precedente», e quindi «condannato ad essere ricordato come secolo di declino della fede e di corruzione dei costumi, semmai percorso da quelle idee razionalistiche di matrice illuministica che poco avevano a che fare con la forte fede dei Padri». Il percorso affascinante in cui ci conduce l’autore ci mostra come in quel secolo «il mondo valdese manifesti profonde trasformazioni che lo fanno a poco a poco uscire dalla dimensione del “ghetto alpino” per proiettarlo nel l’Europa dei Lumi».

Si comincia da uno sguardo d’insieme sulle condizioni di limitazioni e vessazione in cui vivevano i “religionari” delle tre valli del Pellice, Chisone e Germanasca, due paginette che andrebbero studiate a memoria, per comprendere perché dopo il 1798 le truppe francesi furono sostenute da una convinta adesione di massa dei valdesi. Progressivamente vediamo emergere, in un territorio in cui si sviluppavano miglioramenti delle condizioni economiche, un’élite borghese colta e dedita agli affari, in particolare con le famiglie Vola, Vertu e Peyrot, le cui vicende, nel susseguirsi di intraprese, vengono seguite passo passo nei numerosi discendenti. E si assiste anche alle “strategie politiche” dei notabili, che vengono eletti reiteratamente alla moderatura, in particolare Paul Reynaudin, in alternanza con Charles Bastie e con i fratelli Cyprien e Paul Appia, il cui “clan” detenne un duraturo potere ecclesiastico, osteggiato dalla famiglia di Jacques Peyran e Pierre Geymet, le cui figure e incarichi vengono accuratamente esaminati, denotando, nella formazione, nelle letture e negli scritti, come i pastori valdesi, e in particolare i dirigenti, fossero influenzati dalla cultura illuministica, rappresentando «un’élite intellettuale di respiro europeo». Interessante è anche la rievocazione delle mutazioni sociali, l’illustrazione della vita quotidiana attraverso gli atti dei Sinodi, e in particolare la vivace analisi del «ruolo dei Concistori e il controllo della vita matrimoniale».

Un capitolo molto istruttivo viene dedicato alla storia, perlopiù oggi ignorata, dell’Ospizio dei Catecumeni di Pinerolo, la cui lettura, in un’equilibrata ricostruzione, aiuta a comprendere una vicenda dolorosa e complessa. E successivamente l’autore affronta le vicende dei protestanti e dei valdesi a Torino, nonché i ruoli di «negozianti, banchieri, serve e garzoni» nella città. Dopo questo excursus dai tratti anche sociologici, Romagnani conclude con l’illustrazione di sei profili di esponenti dell’élite valdese: Jacques Marauda, Jacques Brez (studiato da Franco Venturi), David Mondon, Pierre Geymet, Rodolphe Peyran, Jean-Pierre Goante: studiosi, commercianti, militari, teologi di formazione internazionale, compenetrati di cultura illuministica: «Del resto – nota – tutta la cultura teologica del protestantesimo settecentesco era stato influenzato dall’illuminismo, recependone le novità (a partire dalla visione laica della natura e della storia) in misura assai maggiore del cattolicesimo coevo. Basti pensare al pietismo tedesco, al metodismo wesleyano e alle diverse espressioni dell’illuminismo cristiano in parte trasformatosi in quella “religione del cuore” di molte denominazioni evangeliche dell’Europa di fine Settecento». Uno sguardo ampio, multidirezionale e decisamente stimolante.

* Gian Paolo Romagnani, I valdesi nel secolo dei Lumi. Torino, Claudiana, 2022, pp. 61, euro 6,00.

 

Foto di Jens Mohr: l’Enciclopedia di Diderot e D’Alembert (1761-1765)