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Il 25 febbraio nel ricordo di Lidia Poët

«È finita da poco la Seconda guerra mondiale quando, il 25 febbraio 1949 muore novantaquattrenne a Diano Marina una donna che ha segnato il percorso dell’emancipazione femminile a cavallo dei due secoli e poi giù fino al suffragio universale del 1946. Lidia Poët – scriveva tempo fa su Riforma Claudio Geymonat  – ha combattuto le battaglie per l’affermazione della sua dignità di persona, e queste lotte sono diventate le lotte di tutte le donne italiane, impegnate in un cammino difficile, frustrante, per veder equiparata agli uomini la propria presenza nella società.

Lidia Poët ha fatto tutto questo partendo da Traverse, borgata di Perrero, un mucchio di case a oltre mille metri d’altitudine, incastrata nella val Germanasca. Lontana dalla città, ancor più se pensiamo alla data di nascita, 1855. Valdese, si trasferisce a Pinerolo a casa del fratello Enrico, avvocato. Si diploma come maestra e nel 1878 si iscrive contro la volontà paterna alla Facoltà di Legge dell’Università di Torino, città in cui si laurea nel 1881 con una tesi sulla condizione della donna nella società, con particolare attenzione alla questione del voto femminile. È la prima donna in Italia a laurearsi in giurisprudenza».

Recentemente abbiamo ricordato la nuova fiction targata Netflix, «Lidia», liberamente ispirata alla figura della valdese Lidia Poët, nata nel 1855 a Traverse di Perrero (To) e prima donna avvocata italiana iscritta all’Ordine professionale. Nel 1920 infatti, all’età di sessantacinque anni, dopo una vita di battaglie, riuscì a ottenere l’iscrizione all’Albo grazie a una legge del 1919 che aveva aperto alle donne tutte le carriere professionali, esclusa la magistratura.

Anche la nota enciclopedia delle donne ricorda Lidia, perché «[…] è stata una delle prime donne in Italia a laurearsi in giurisprudenza» e soprattutto «per la tenacia, l’ostinata determinazione con cui difese per lunghi anni il suo diritto di esercitare la professione di avvocato. Alla sua laurea, conseguita nel 1881 a Torino con il massimo dei voti, diede ampio risalto un giornale femminile militante dell’epoca, «La donna», parlando della grande prova di forza “ch’essa diede nel superare tutti quegli ostacoli che ancor si oppongono alla donna perché ella possa, pari al suo compagno, darsi, quando la vocazione e l’intelligenza superiore ve la chiamino, agli studi scientifici, letterari, a quegli studi in una parola che furono e pur troppo ancora sono riservati esclusivamente all’essere privilegiato che si chiama uomo”». 

Il 28 luglio 2021 si è tenuta una cerimonia, raccontata per Riforma dal professor Michele Vellano, nel corso della quale è stata intitolata l’area giochi sita all’interno dei giardini “Nicola Grosa”, davanti al Palazzo di Giustizia di Torino in ricordo di Lidia Poët.