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La giustizia minorile italiana tra luci e ombre

 

Venerdì 11 febbraio l’associazione Antigone ha presentato “Keep it trill. Sesto Rapporto sulla giustizia minorile in Italia” (consultabile sul sito Ragazzi Dentro). Un paio d’ore prima la trasmissione Cominciamo Bene, su RBE, ha ospitato Susanna Marietti, coordinatrice nazionale di Antigone e anche, in particolare, dell’osservatorio sulle carceri per minori. Ha anticipato alcuni dei punti principali del rapporto.

«Il sistema della giustizia penale minorile si conferma un buon sistema» ha esordito, sottolineando quindi in apertura i lati positivi. Secondo la legge italiana, «la pena carceraria non è punitiva, ma riparativa, di messa alla prova, con percorsi anche esterni. Abbiamo oggi circa 13500 ragazzi in carico al sistema di giustizia minorile, ma solo 300 circa sono in carcere, malgrado i tentativi culturali di smantellare il sistema» ha poi notato con una punta di amarezza. Le falle, purtroppo, non mancano comunque: «C’è stata una battuta d’arresto nell’applicazione delle norme del 2018 per differenziare la vita interna da quella degli adulti. Si prevedevano uscite per frequentare la scuola, visite prolungate con i parenti, ambienti simili a quello domestico, ma queste cose stentano a partire».

La colpa, secondo Marietti, non è imputabile solo alla pandemia, che anzi potrebbe non aver avuto un grande impatto sui minori, soprattutto per via dei numeri molto bassi, che hanno permesso più facilmente di trovare le soluzioni adatte, soprattutto per quanto riguarda la didattica a distanza. Molto dipende, però, «dall’intraprendenza di direttori e operatori»: perciò non in tutti gli istituti l’impegno sarebbe stato all’altezza della situazione. In ogni caso, non si può dire che le difficoltà sanitaria non si siano fatte sentire sulle spalle dei minori coinvolti e delle loro famiglie.

Il rapporto prende il nome, Keep it trill, da un termine, “trill”, che è la crasi di “true” e “real” (vero e reale in inglese). Un aggettivo che indica, quindi, la massima autenticità. Per Marietti dovrebbe essere il concetto alla base della giustizia minorile, nel rispondere ai bisogni dei singoli ragazzi. Ma trill potrebbe anche essere l’approccio di Antigone stessa, che lavora “senza pregiudizi”. Ma nella scelta di questa espressione c’è anche l’intenzione, da parte dell’associazione, di rivolgersi «ad un pubblico più giovanile: vorremmo che i ragazzi “fuori” prendessero consapevolezza del fatto che c’è un dentro, che ci sono esperienze di vita diverse, che il carcere fa parte della società». Keep it trill è anche il nome di una serie di quattro video prodotti da Antigone, dove viene raccontato il lavoro del rapper Francesco “Kento” Carlo, che da anni cura dei laboratori di rap nelle carceri minorili.

Il rapporto contiene infine alcuni appelli rivolti alle istituzioni, anche se, ammette Marietti, si tratta in parte di idee purtroppo utopistiche. Si chiede la creazione di un regolamento penitenziario specifico per le carceri minorili (che indichi come applicare per i minori l’ordinamento approvato nel 2018) e anche di un codice penale specifico per i minori, con elencazione diversa di reati e di pene rispetto ai maggiorenni; questo manca in tutta Europa. Antigone propone anche di superare il sistema degli aggravamenti: le punizioni per i ragazzi delle comunità che non rispettano le regole e comportano un periodo passato in carcere, una misura che rischia di spezzare le dinamiche che si cerca di instaurare nelle comunità.

Il sistema della giustizia minorile non riceve quindi una bocciatura, ma il lavoro da fare è ancora lungo.