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Dalla Commissione Europea via libera al nucleare e al gas

La Commissione europea ha annunciato ieri mercoledì 2 febbraio la la classificazione delle attività economiche che possono essere considerate sostenibili dal punto di vista ambientale, la cosiddetta tassonomia, e nella direzione della transizione energetica: gas ed anche il nucleare, seppur “a determinate condizioni”. Hanno votato contro il provvedimento 3 membri della commissione, ed “espresso riserve” altri 4, tra cui il Commissario europeo per l’economia, Paolo Gentiloni. 

Ora il testo dovrà essere approvato dal Parlamento europeo per entrare eventualmente in vigore il primo gennaio 2023. Le polemiche ovviamente non mancheranno.

Nella loro riunione settimanale di ieri mattina dunque, i commissari europei hanno approvato una lista di criteri per classificare come “sostenibili” gli investimenti in centrali nucleari o a gas per la produzione di elettricità. Un privilegio finora riservato alle energie rinnovabili.

Il testo dovrebbe aiutare a mobilitare fondi privati verso attività che riducono le emissioni di gas a effetto serra. Fa parte dell’obiettivo dell’Ue di diventare neutrale dal punto di vista carbonifero entro il 2050.

«Oggi facciamo un altro passo importante nella transizione verso questo obiettivo. Dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione, perché abbiamo meno di 30 anni per arrivarci», ha detto la commissaria Ue per i servizi finanziari Mairead McGuinness in una conferenza stampa.

La Francia, che vuole rilanciare la sua industria nucleare – una fonte di elettricità decarbonizzata – e i paesi dell’Europa centrale come la Polonia, la Repubblica Ceca, l’Ungheria (ma anche con motivazioni più politiche che tecniche nazioni quali l’Olanda, la Finlandia e la Svezia) che hanno bisogno di sostituire le loro centrali a carbone fortemente inquinanti, hanno sostenuto l’iniziativa, e questa pare soprattutto una loro vittoria geopolitica, ottenuta nonostante i pareri contrari dei vari tecnici consultati dalla Commissione europea in fase preparatoria.

Il testo prevede che una centrale nucleare possa essere riconosciuta fonte di energia pulita se ha un piano di sviluppo, fondi sufficienti e un luogo dove depositare i rifiuti radioattivi. Per quelle già esistenti servono modifiche e miglioramenti alla sicurezza con l’obbligo di rispettare soglie massime di emissione.

Un piccolo gruppo di paesi tra cui l’Austria e il Lussemburgo, guidati dalla Germania, ha lottato invece per escludere dall’accordo l’atomo, ma non il gas. Berlino infatti, che gestisce ancora centrali elettriche a carbone, sta puntando su un boom dell’energia eolica e solare ma anche su nuove centrali a gas per assicurarsi l’approvvigionamento, nonostante le critiche sulla sua dipendenza dalla Russia e nonostante gli impianti a gas siano comunque fonte di notevole inquinamento, seppur minore rispetto a carbone e petrolio. E l’Italia? Ha chiaramente puntato sul gas, almeno nel breve termine, così come richiesto dall’Eni, autrice di investimenti ingenti per ridurre la dipendenza dall’estero di gas. Ed ha pure ottenuto un innalzamento dei limiti previsti per riconoscere un impianto a gas come “verde”. Tutti gli slogan, i “bla bla”, i “mai più” appaiono oggi parole ancora più vuote, per non dire una presa in giro che si rinnova ad ogni Cop, ogni Conferenza Onu per il clima.

Bruxelles in sostanza sostiene che le energie rinnovabili, che sono già state etichettate dalla Commissione e che rimangono una priorità della politica europea, non saranno in grado di soddisfare da sole la crescente domanda di elettricità a causa della loro produzione intermittente. Da qui la necessità, in via transitoria, di incoraggiare anche l’investimento in mezzi di produzione stabili e controllabili.

L’esecutivo aggiunge che il testo obbliga le imprese a dichiarare tutte le loro attività nel settore del gas e del nucleare, permettendo agli investitori che lo desiderano di escluderle dal loro portafoglio.

Per la costruzione di nuove centrali nucleari, i progetti dovranno ottenere un permesso di costruzione prima del 2045. I lavori per prolungare la vita degli impianti esistenti devono essere autorizzati prima del 2040.

Per quanto riguarda il gas, la Commissione sta imponendo un tetto di emissioni di CO2 inferiore a 100 g per kWh, una soglia che gli esperti dicono essere irraggiungibile con le tecnologie attuali. Tuttavia, è previsto un periodo di transizione, e le centrali che otterranno il loro permesso di costruzione prima del 31 dicembre 2030 vedranno questa soglia innalzata a 270 g, a condizione che sostituiscano infrastrutture molto più inquinanti.

Per un periodo di quattro mesi (che può essere prolungato di due), a partire da mercoledì, il Parlamento europeo può respingere il testo con un voto a maggioranza semplice. Il Consiglio europeo potrebbe anche teoricamente opporsi, a condizione che siano presenti 20 stati membri, il che sembra fuori portata.

 

Foto di mhollaen da Pixabay