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Memorandum Italia-Libia, cinque anni di orrori

In data 2 febbraio 2017 il Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Paolo Gentiloni e il Capo Governo di Riconciliazione nazionale dello Stato della Libia, riconosciuto dall’Unione europea e dall’Italia, Fayez Mustapa Serraj hanno sottoscritto un Memorandum per fronteggiare l’emergenza rappresentata dagli sbarchi sulle coste italiane di cittadini provenienti dalla Libia. 

Il Memorandum, in coerenza con quanto previsto dall’articolo 19 del Trattato di Amicizia, Partenariato e Cooperazione firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Silvio Berlusconi e Muammar El Gheddafi, si prefigge di completare il sistema di controllo dei confini terrestri della Libia, soprattutto nel sud del Paese.

L’articolo 19 del Trattato 2008, denominato “Collaborazione nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti, all’immigrazione clandestina”, disponeva infatti: “1. Le due Parti intensificano la collaborazione in atto nella lotta al terrorismo, alla criminalità organizzata, al traffico di stupefacenti e all’immigrazione clandestina, in conformità a quanto previsto dall’Accordo firmato a Roma il 13/12/2000 e dalle successive intese tecniche, tra cui, in particolare, per quanto concerne la lotta all’immigrazione clandestina, i Protocolli di cooperazione firmati a Tripoli il 29 dicembre 2007. 2. Sempre in tema di lotta all’immigrazione clandestina, le due Partì promuovono la realizzazione di un sistema di controllo delle frontiere terrestri libiche, da affidare a società italiane in possesso delle necessarie competenze tecnologiche. Il Governo italiano sosterrà il 50% dei costi, mentre per il restante 50% le due Parti chiederanno all’Unione Europea di farsene carico, tenuto conto delle Intese a suo tempo intervenute tra la Grande Giamahiria e la ‘Commissione Europea. 3. Le due Parti collaborano alla definizione di iniziative, sia bilaterali, sia in ambito regionale, per prevenire il fenomeno dell’immigrazione clandestina nei Paesi di origine dei flussi migratori.“

Da allora oltre 80 mila migranti sono stati riportati nell’inferno dei centri di detenzione dalla cosiddetta Guardia Costiera libica creati dopo gli accordi del 2017, di cui oltre 1.200 minori solo l’anno scorso.  In questi cinque anni, più di 8 mila persone hanno perso la vita lungo la rotta del Mediterraneo centrale; 1.500 – di cui 43 bambini – nel 2021.

È il triste bilancio che Oxfam denuncia a cinque anni dalla firma dell’accordo Italia-Libia. «Un patto costato ai contribuenti italiani – aggiunge la Ong -, solamente per le missioni militari ad esso collegate, ben 962 milioni di euro (di cui 207,4 nel 2021), ma che non è servito a fermare le morti in mare. Anzi ha impedito alle associazioni umanitarie di prestare soccorso, mettendo ancora più a rischio la vita dei migranti».

«Il nostro Paese continua a rendersi complice, finanziando la Guardia Costiera o altre autorità libiche palesemente conniventi con i trafficanti di esseri umani. – ha detto Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia.  Su 32 mila migranti riportati indietro dalla Guardia Costiera libica solo l’anno scorso, al momento si ha notizia di 12 mila persone che si trovano in 27 centri di detenzione ufficiali, mentre degli altri 20 mila  si sono perse le tracce».

In Libia si assiste a una macroscopica e perdurante violazione dei diritti umani, che come denunciato dalle Nazioni Unite, non avviene solo ad opera di gruppi armati o trafficanti libici e internazionali, ma con la complicità di funzionari della Direzione per la lotta all’immigrazione illegale (DCIM) del Ministero dell’Interno libico. Episodi di gravissime violenze e di stupri sono stati recentemente documentati nella struttura carceraria di Mitiga, così come in altri centri di detenzione ufficiali gestiti a Zawiyah, Tripoli e dintorni.

Anche l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International, alla pari di Oxfam, chiede a Italia e Unione Europea di «cessare di collaborare al ritorno dei migranti e dei richiedenti asilo nell’inferno della Libia».

«La cooperazione con le autorità libiche fa sì che persone disperate siano intrappolate in condizioni di un orrore inimmaginabile. Negli ultimi cinque anni Italia, Malta e Unione europea hanno contribuito alla cattura in mare di decine di migliaia di donne, uomini e bambini, finiti in gran parte in centri di detenzione agghiaccianti, dove la tortura è all’ordine del giorno. Innumerevoli altre persone sono state vittime di sparizione forzata», ha dichiarato Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazione e asilo.

Il Memorandum d’Intesa tra Italia e Libia, già rinnovato dopo tre anni, scadrà nuovamente nel febbraio 2023 ma sarà rinnovato automaticamente per altri tre anni se le autorità italiane non lo annulleranno entro il 2 novembre 2022.

Sono moltissime le associazioni che continuano a sollecitare il governo a sospendere e non rinnovare l’accordo, subordinando qualsiasi futuro accordo alla fine della fase di transizione politica nel paese, nonché alle necessarie riforme che eliminino la detenzione arbitraria e prevedano adeguate misure di assistenza e protezione, in particolare per migranti e rifugiati.

 

Foto da Palazzo Chigi, via Flickr