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Justin Welby: vigilare contro l’antisemitismo nel mondo

L’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, alla guida della Comunione anglicana, in occasione del Giorno della Memoria afferma quanto il mondo debba essere «vigile contro l’eruzione di un vulcano di antisemitismo».

Justin Welby fa parte di un gruppo di leader religiosi di tutto il mondo che hanno contribuito a un simposio nei giorni scorsi a Berlino prima del Giorno della Memoria.

L’incontro, organizzato dalla Coalizione Europea per Israele e dall’Accademia Evangelica di Berlino, ha segnato l’80° anniversario della conferenza di Wannsee a Berlino. Quella conferenza – il 20 gennaio 1942 – riunì alti funzionari del governo nazista tedesco per discutere, pianificare e coordinare l’attuazione della “Soluzione finale della questione ebraica”, lo sterminio di undici milioni di ebrei in Europa, di cui sei milioni furono uccisi prima che i nazisti fossero sconfitti e la guerra finisse.

In un messaggio registrato questa settimana, l’arcivescovo Welby ha condannato quello che ha chiamato «il male profondo dell’antisemitismo».

«Per secoli l’antisemitismo è stato come un vulcano nella cultura europea. Di tanto in tanto eruttava con distruzione assoluta – ma sempre emettendo gas nocivi e terribili che hanno avvelenato l’atmosfera sia in Europa che nel mondo.

Dobbiamo essere costantemente vigili contro i primi segni di un’eruzione in arrivo. Non potremo mai e poi mai tollerare alcun antisemitismo. Non esiste un livello accettabile di antisemitismo».

Tra i quindici partecipanti c’erano il segretario generale dell’Alleanza Evangelica Mondiale, il dottor Thomas Schirrmacher, e il presidente della Commissione Pentecostale per la Libertà Religiosa, il dottor Arto Hämäläinen, che rappresentano a loro volta centinaia di milioni di credenti cristiani in tutto il mondo.

La vicepresidente del Parlamento tedesco (Bundestag), Katrin Göring-Eckardt ha evidenziato che la lotta contro l’antisemitismo ha bisogno di nuovi alleati e di un’ampia cooperazione. «Abbiamo bisogno di alleanze forti che vadano oltre le preoccupazioni individuali. È dovere dei cristiani fare delle preoccupazioni dei loro compatrioti ebrei la loro preoccupazione comune. Essere uniti ed essere alleati».

In rappresentanza della comunità ebraica d’Europa, Gady Gronich, Ceo della Conference of European Rabbis Foundation, ha ricordato ai delegati di non concentrare i loro pensieri e contributi solo sulle tragedie del passato, ma di prendere attentamente in considerazione le sfide che le comunità ebraiche in Europa devono affrontare oggi.

«Ottant’anni dopo la conferenza di Wannsee, sempre più ebrei si chiedono se c’è ancora un futuro in Europa. Le sfide che le comunità ebraiche devono affrontare oggi non sono solo vecchie forme di antisemitismo, ma una nuova legislazione che sta limitando la pratica ebraica della libertà religiosa. Senza circoncisione e macellazione kosher non ci può essere vita religiosa ebraica in Europa».

Rispondendo all’appello della Comunità ebraica, i partecipanti al simposio hanno rilasciato una dichiarazione in cui si afferma che «la criminalizzazione della circoncisione e della macellazione kosher deve essere contrastata, in quanto sono centrali nella pratica religiosa ebraica e sono protetti dal diritto alla libertà di religione e di credo, come sancito dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani».

La dichiarazione continua segnalando che «L’Olocausto non è iniziato con la conferenza di Wannsee, ma con una lunga serie di leggi ed editti che sono stati approvati per isolare, screditare e delegittimare la cultura e la religione ebraica, e questa dichiarazione invita le autorità nazionali e le comunità ecclesiastiche a creare condizioni in cui la vita ebraica possa fiorire».

Foto di A.Savin, il palazzo di Wannsee